Cosa fare per mantenere in forma il nostro cervello? Il segreto sta in una semplice cosa da fare ogni giorno.
Forse non ci avevamo mai pensato, ma il segreto per mantenere il nostro cervello in buone condizioni sta – letteralmente – a portata di mano.
È cosa ben nota che l’Italia non è un Paese per giovani. L’età media della popolazione si fa sempre più sempre più alta (siamo arrivati a 45,7 anni) e le culle sono sempre più vuote. Si vive più a lungo (siamo il quinto Paese al mondo per aspettativa di vita, con una media di 84,01 anni), ma si nasce sempre di meno.
Non sarà inutile allora, sperando che il declino demografico si arresti prima o poi, capire come cercare di tenere giovani e sani cervelli che inevitabilmente diventano sempre più maturi. C’è un modo per fare brain stretching a cui forse non abbiamo mai fatto caso, troppo presi dalle nostre faccende quotidiane. Di cosa si tratta?
Come avere un cervello giovane e sano
Qual è l’antidoto al tempo che passa inesorabilmente? Si trova in un esercizio da praticare quotidianamente con un piccolo oggetto, ma ricco di significati. Non dobbiamo andare troppo lontano per procurarci questa sorte di elisir in grado di conservare la giovinezza dei nostri neuroni.
Basta allungare una mano e recuperare dagli scaffali della nostra libreria, salvandolo magari dalla polvere, qualche libro. Sì, la lettura è una sorta di toccasana capace di rivitalizzare il nostro cervello. Lo aveva capito Luis Sepúlveda quando scriveva che leggere è «l’antidoto contro il terribile veleno della vecchiaia». Tutto quello che leggiamo – un romanzo, un saggio, un giornale – lascia delle tracce fisiche nel nostro cervello. Quelli che possono sembrare pensieri che fluttuano nell’astrazione si trasformano in realtà in segnali elettrici e chimici molto concreti capaci di viaggiare da un neurone all’altro. Il nostro cervello non è statico. Da tempo le neuroscienze hanno scoperto la plasticità cerebrale che gli permette di evolversi, teoricamente, in ogni età della vita.
Quando abbiamo un’idea nuova si crea un nuovo circuito neurale, che si origina da connessioni nervose prima inesistenti. Sono le sinapsi, essenzialmente ponti che mettono in collegamento i nostri neuroni. Più ce ne sono, più la mappatura delle nostre strade mentali si fa ampia e ramificata.
Perché la lettura fa bene al cervello
Nel 2013 lo scienziato Gregory Berns (Atlanta University) ha mostrato come «la lettura di un romanzo aumenti il numero di sinapsi», spiega a Io Donna la sua collega Michela Matteoli, una delle più importanti neuroscienziate di casa nostra. Leggere, in sostanza, ci fa diventare più intelligenti e contrasta l’incedere del tempo che passa.
Sempre Berns in precedenza «aveva provato che gli studenti di un programma semestrale di lettura giornaliera mostravano un aumento delle dimensioni della sostanza bianca, cioè la parte che contiene le fibre nervose, nella zona linguistica del cervello». Il che significa che la lettura è capace di migliorare «la memoria, la concentrazione, il ragionamento, la capacità di risolvere problemi». Quando leggiamo non ci limitiamo a incamerare informazioni. Appropriandoci della parola scritta facciamo piuttosto qualcosa di simile a un cablaggio del cervello: interconnettiamo i neuroni, aggiungiamo ulteriori sinapsi o potenziamo l’efficacia di quelle già presenti.
Leggendo manteniamo più giovane il nostro cervello. Lo prova uno studio della Rush University di Chicago su 300 anziani testati per 6 anni. Dopo la morte le autopsie hanno rivelato che i lettori abituali avevano una perdita di memoria e segni di demenza ridotti del 30%. Un esito che, spiega Matteoli, conforta la «cosiddetta ipotesi della riserva cognitiva della funzione mentale. Secondo la teoria, i compiti mentalmente impegnativi aiutano a mantenere e costruire le connessioni tra le cellule cerebrali. Più avanti nella vita, queste connessioni aiutano a compensare i danni al cervello causati dall’Alzheimer e dalla demenza (o semplicemente dalla vecchiaia) contribuendo così a preservare la memoria e le capacità di pensiero».