Gli smartphone, a prescindere da chi li produce o da chi li immagina, sono tutti più o meno dotati della stessa tecnologia. Ed è questa tecnologia che sta per cambiare.
L’oggetto tecnologico che probabilmente stai tenendo in mano in questo momento e con cui stai leggendo queste parole perché ti ha incuriosito l’idea che qualcosa possa arrivare e trasformare ulteriormente la tecnologia già fantasmagorica degli smartphone è un concentrato di novità continue e costanti.
Uno dei grandi traguardi raggiunti nel momento in cui si è riusciti a rendere gli smartphone sottili come un quaderno è per esempio quello della miniaturizzazione dei componenti e tutti ora abbiamo imparato che cosa per esempio significa proprio la sigla NM, nanometro: l’unità di misura su cui tanto si basa nei cellulari di ultima generazione.
Ma tutta questa tecnologia sembra ancora comunque impotente davanti ad alcuni nemici giurati dei telefonini che li trasformano in costosi fermacarte o rifiuti elettronici. E se fosse arrivato il momento in cui non doversi più preoccupare dell’unico componente veramente delicato: lo schermo?
Gli smartphone di domani, lo schermo con i superpoteri
Il numero dei telefonini che ogni giorno cadono a faccia in giù o colpiscono rocce e spigoli o ancora semplicemente sbattono contro una superficie e diventano inutilizzabili perché lo schermo sfarfalla e muore è ancora molto elevato.
C’è tutta una categoria di produttori che ha fatto di questo tallone d’Achille una nuova nicchia di mercato: i produttori di custodie protettive antiurto e plastichini vari da incollare allo schermo. Tra le molte opzioni disponibili adesso c’è addirittura la protezione per lo schermo che si salda al telefonino, eppure gli smartphone continuano a rompersi e a essere da buttare.
Tra non molto però potrebbe essere storia del passato, almeno in parte, perché secondo un report entro il 2028 arriveranno sul mercato i primi modelli di cellulare con lo schermo capace di ripararsi da solo. A parlarne alla CNBC Ben Wood, Chief Analyst di CCS Insight.
Ma come dovrebbe accadere questa rivoluzione? Si tratterebbe, spiega Woods, di uno strato di materiale tecnologico che dovrebbe reagire con l’aria andando a riparare tutti quei piccoli graffietti che quotidianamente si creano sulla superficie dello smartphone, quelli cosmetici sottolinea Woods no nquelli irrecuperabili ma sarebbe già tanto.
E se sembra una follia, vale la pena anche ricordare come circa una decina d’anni fa LG produsse lo LG Flex con il retro della scocca in grado di autoripararsi grazie ad uno strato di atomi di idrogeno che, nel momento in cui venivano sollecitati e spostati tendevano poi a ridistribuirsi. Questo però, e sono tutti d’accordo, non significa che potrai lanciare lo smartphone dalla finestra e riaverlo magicamente intero. (a meno che non sia un Nokia old old school ovviamente).