Le comunicazioni digitali fanno bene all’ambiente? Chi lo crede potrebbe avere delle sorprese, ecco come stanno le cose.
Spesso infatti si crede che le comunicazioni via mail – e ogni attività digitale – siano “green” per definizione. Ma è davvero così?
Inviare una mail è un’azione eco-friendly, a impatto ambientale zero? Nulla di più sbagliato: mandare una mail, commentare su Facebook, fare una story di Instagram sono tutte azioni che hanno un significativo impatto sull’ambiente.
Non è facile capire quanto inquini una mail. Se ne sono occupati diversi studiosi, in particolare il ricercatore e scrittore Mike Berners-Lee, autore nel 2010 di How bad are bananas: the carbon footprint of everything. Stando a Berners-Lee una mail di testo produce 4 grammi di anidride carbonica, quantitativo che salirebbe fino a 50 grammi se le alleghiamo documenti pesanti.
In media, secondo le stime, ciascuno di noi produrrebbe circa 133 kg di CO2 all’anno solo inviando mail. Una cifra che equivale a uno spostamento di 320 km in auto! Secondo Ademe, l’Agenzia francese per l’ambiente per l’ambiente e la gestione dell’energia, una email da 1 megabyte corrisponde a circa 19 grammi di anidride carbonica. Una mail contenente spam invece produce 0,3 grammi di CO2.
Non sembrano grandi numeri, ma proviamo a immaginare un’azienda con 50 dipendenti che inviano ciascuno 5 email al giorno da 1 mb per i 5 giorni della settimana lavorativa. Ne risulta che quotidianamente ognuno di loro produce 95 grammi di CO2. Moltiplicati per 50, fanno 4.750 grammi al giorno, 23.750 grammi alla settimana (ovvero oltre 23 tonnellate!).
Se teniamo presente poi che la mail, nel mondo aziendale, è il secondo canale di comunicazione più utilizzato (la usa il 70% dei professionisti secondo il Demand Gen Report e l’87% dei marketer B2B stando al Content Marketing Institute).
Ma perché mandare una semplice mail inquina? L’inquinamento da mail deriva dal fatto che per inviare un messaggio di posta elettronica bisogna tenere in conto il consumo energetico del computer e quelli dei server che fanno arrivare a destinazione il messaggio.
Già di loro i server consumano una grande quantità di energia elettrica per l’alimentazione e il sistema di raffreddamento. Qui sta la differenza nel mandare una mail più o meno pesante in termini di megabyte. Più la mail è pesante, più energia serve al server per funzionare è raffreddarsi. Ecco perché le email possono essere considerate un esempio di “digital footprint” (impronta carbonio digitale).
Anche una semplice mail non è a costo zero per l’ambiente, dovendo passare per server altamente energivori la cui necessità di energia elettrica per il funzionamento e il raffreddamento si accresce con l’aumentare dei megabyte dei dati ricevuti e trattati.
Tanto è vero che l’ente britannico OVO energy per la fornitura di energia elettrica ha lanciato una campagna dal titolo Think before you thank (Pensa prima di ringraziare) per sensibilizzare contro l’invio di messaggi inutili e superflui. Come le mail mandate semplicemente per ringraziare o per confermare di aver ricevuto il messaggio. Solo nel Regno Unito mail come queste (“grazie!” “ricevuto!“), secondo le stime, sarebbero 64 milioni.
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