I primi problemi di iPhone X riguardano una delle sue novità più importanti ossia la presenza della tecnologia Face ID per lo sblocco del dispositivo utilizzando il viso come password. Abbandonato il lettore di impronte digitali, Apple ha puntato tutto sul performante sensore per il riconoscimento del volto in 3D che può mappare i lineamenti come prima non era possibile.
Tuttavia, questi nuovi scenari di comodità possono nascondere aspetti inquietanti come una sicurezza non così adeguata come ci si aspetterebbe per proteggere l’accesso a iPhone X, che è – di fatto – diventato ormai il dispositivo intorno al quale gira la nostra personale e privata.
Un interessante approfondimento comparso su Wired con la firma di Riccardo Meggiato (uno dei massimi esperti italiani in termini di sicurezza informatica), sottolinea come la prudenza non sia mai troppa. Paradossalmente, più ancora del volto, più in alto anche delle impronte digitali, il codice alfanumerico classico è ancora il più utilizzato. E sicuro.
Il funzionamento di Face ID è molto semplice, perché prende in considerazione una tecnologia già vista in precedenza con Kinect di Microsoft. Una griglia di 30.000 punti infrarosso proiettata sul volto va a mapparlo e riconoscerlo in combinazione con la fotocamera TrueDepth da 7 megapixel frontale. La luce di riempimento Flood Illuminator, rende visibile il viso anche in condizioni difficili.
Quando si riscontrano problemi con Face ID? Ci sono determinati casi che rendono la procedura assai zoppicante, come ad esempio con due gemelli identici oppure nel caso degli afroamericani, che vede un 5-10% di efficacia più bassa, come confermato dall’FBI.
Ma non solo, anche il sorriso può far abbassare l’accuratezza del 4% come dichiarato da John Wagner, Deputy Executive Assistant Commissioner del U.S. Custom and Border Protection (CBC). Ma non è finita qui.
Una password si può rubare leggendola, un’impronta riproducendola e un viso? Di certo non basta mostrare una foto, perché il sensore 3D capisce che lo stiamo prendendo in giro, ma se la rappresentazione è anch’essa tridimensionale? Di certo la procedura è più elaborata ma non impossibile.
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