Un nuovo software messo a punto dall’Università di Waterloo in Canada è in grado di comprendere in modo più preciso se il guidatore sta utilizzando il cellulare ad esempio per messaggiare durante la guida, mettendo a repentaglio non soltanto la sua vita, ma anche quella di eventuali passeggeri così come delle altre persone in strada.
Come funziona? Grazie a un mix di sensori interni come fotocamere che riprendono l’abitacolo in combinazione con algoritmi che vanno a elaborare tutti i dati per poter comprendere con precisione l’eventualità o meno di un’azione pericolosa.
Perché di gran pericolo si tratta: studi e esperimenti hanno ormai dimostrato che scrivere messaggi ad esempio su WhatsApp o su Messenger di Facebook mentre si sta guidando supera in pericolosità addirittura la guida sotto l’effetto di alcool, perché i tempi di frenata sono molto più dilatati e, di conseguenza, queste tardive reazioni possono davvero creare disastri.
Il sistema dell’Università di Waterloo
L’ultimo espediente per cercare di dissuadere i guidatori dall’utilizzare lo smartphone alla guida arriva dal Canada e va a utilizzare l’ormai ampia dotazione tecnologica della quale le auto moderne sono dotate. Non solo esternamente, ma anche internamente.
La filosofia è la stessa che sta dietro alle tecnologie per comprendere se il pilota è assonnato oppure non è molto lucido e, ad esempio, non mantiene gli occhi sulla strada. Allo stesso modo, qui si cerca di comprendere se un pericolo è in “gestazione”.
Come funziona il sistema
Sviluppato dal team a capo del professor Fakhri Karray del Centre for Pattern Analysis and Machine Intelligence (CPAMI) dell’Università di Waterloo, le videocamere e gli algoritmi che analizzano I dati vanno a concentrarsi sui movimenti delle mani per capire se sono compatibili con quelli della guida oppure di altre attività.
Allo stesso modo, possono anche comprendere se il guidatore si è voltato verso il sedile posteriore. Una volta individuato il problema, possono agire in due modi: avvertendo del possibile pericolo così come, nei casi più gravi, fermandolo. Lo studio è stato presentato recentemente presso la 14esima International Conference on Image Analysis and Recognition a Montreal.