Uno sparatutto a mondo condiviso. Era questo il primo Destiny, ed è questo anche il secondo capitolo Destiny 2: uno sparatutto in prima persona con elementi da GDR. Immaginatevi una sorta di World of Warcraft ibridato con Halo (gli sviluppatori di Destiny sono infatti i ragazzi del team Bungie, genitori della serie Halo), in cui però il protagonista veste i panni di guardiani che impugnano fucili fantascientifici e compiono mattanze senza troppi complimenti.
Una formula che ha resto Destiny un vero e proprio fenomeno, tanto è vero che – a differenza della molti sparatutto always online i cui server sono semi-deserti pochi mesi dopo l’uscita – è ancora oggi giocatissimo, grazie ad una base interessante (ma non esente da difetti: ad esempio l’assenza di un vero open-world e una componente gdr non molta profonda) e tantissimi contenuti aggiuntivi rilasciati con continuità da Bungie e che hanno stimolato senza sosta la community.
Destiny 2: squadra che vince non si cambia, o si cambia quel tanto che basta
E, come già detto, Destiny 2 è più o meno la stessa cosa, ma più grande, più grossa, più ricca. Come piace dire agli americani: è un “more of the same”. In primis, a colpire positivamente è l’aspetto narrativo, la campagna. Se il primo capitolo, infatti, non riusciva a colpire in modo particolare in quanto si trattava di una specie di , questa volta i ragazzi di Bungie hanno cercato di confezionare uno story mode più epico e coinvolgente, con una storia che avesse un filo logico e un certo fondamento. Ad aiutare sono certamente anche i numerosi filmati di intermezzo in computer grafica, che oltre ad essere molto godibili offrono numerose informazioni sulla trama.
Non mancano ovviamente piccole migliorie a livello di gameplay, con tre sottoclassi per le tre classi (Titano, Stregone e Cacciatore), di cui due inedite. Anche sul fronte delle armi ci sono alcuni cambiamenti significativi, che però non vanno a stravolgere il bilanciamento. E pure dal punto di vista grafico Destiny 2 non si allontana molto dal suo predecessore, di cui condivide infatti il motore grafico. Engine che è stato ovviamente potenziato e modificato, ma il feeling visivo che propone il prodotto firmato Bungie è più o meno lo stesso già visto tre anni fa con suggestivi scorsi fantascientifici.
Ora, come accaduto per il primo capitolo, il successo di Destiny 2 dipenderà anche – e soprattutto – dal supporto degli sviluppatori, dalla quantità e dalla qualità dei contenuti aggiuntivi che verranno rilasciati nei prossimi mesi da Bungie. Se i DLC avranno la forza di trattenere i giocatori, di spingerli ad esplorare tutto ciò che offre il mondo di Destiny 2, allora il successo sarà bissato. In ogni caso, già a bocce ferme, le premesse sembrano esserci tutte.
Destiny 2: le offerte di Amazon
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