I floppy disk hanno tracciato la storia dell’informatica. Fin dagli anni ’70 sono stato uno dei principali strumenti in cui archiviare dati da poter trasportare ovunque. Allo stesso tempo, la longevità dei floppy disk ha sorpreso quasi tutti, soprattutto se consideriamo il fattto che il Pentagono si affidi ancora a questa tipologia di supporto per la gestione dell’arsenale nucleare. Scopriamo, quindi, la storia dei floppy disk e come mai, ancora oggi, vengano utilizzati nella gestione di uno fra i più importanti arsenali nucleari al mondo.
Con oltre 40 anni sulle spalle, il floppy disk è considerato uno dei dispositivi di archiviazione più longevi di sempre. La sua nascita fu nel 1971, quando Alan Shugart, ingegnere di IBM, mostrò un dispositivo sottile e flessibile delle dimensioni di 8 pollici. Al suo interno vi era un disco con la superficie coperta da uno strato magnetizzato di ossido di ferro, attraverso cui era possibile scrivere e leggere i dati.
Di lì a poco, il floppy disk avrebbe conquistato un importante spazio nella vita di tutti gli utenti. Infatti, il suo principale punto di forza erano le dimensioni contenute, che lo rendevano il primo dispositivo di memorizzazione facilmente trasportabile. Nel 1973, IBM venne affiancata da ITC (l’attuale Verbatim) nella creazione di un guscio in grado di proteggere i dispositivi dai danni e dalla polvere. Non solo, nel 1976, sempre ITC inizia la produzione di massa dei floppy disk attraverso la creazione di un media factory, attraverso l’impiego di un rivestimento in Teflon.
Come per ogni tecnologia si rispetti, gli ingegneri IBM lavorarono fino al 1976 per la definizione di un nuovo standard di floppy disk, progettato su richiesta dei Wang Laboratories. Quest’ultimi, infatti, avevano la necessità di un dispositivo di archiviazione più compatto e capiente da affiancare ai propri sistemi desktop. Da questa collaborazione nacquero i floppy disk da 5,25 pollici.
Da questo momento in poi, il mercato floppy disk ebbe un’enorme frammentazione. Anno dopo anno, le principali aziende, tra cui Sony, presentarono i primi floppy disk da 3,5 pollici, ribattezzati micro floppy disk. Non solo, altri produttori realizzarono floppy da 2 pollici e molte altre varianti.
Anche la loro capacità venne migliorata. Dai 360 KB della versione da 5,25 pollici, l’industria è arrivata alla produzione di versioni da 1,44 MB e 2,88 MB. Ovviamente, con il passare del tempo, i floppy disk divennero rapidamente obsoleti e a metà degli anni ’90, il nuovo standard come supporto di archiviazione diventò il CD-ROM.
Coloro che hanno vissuto l’epoca in cui i floppy disk erano uno strumento di archiviazione usato da tutti rimarranno sorpresi nello scoprire che, nel 2016, il Pentagono li utilizzi ancora. La conferma giunge da un rapporto del GAO (Governament Accountability Office) degli Stati Uniti, il quale evidenzia l’utilizzo di floppy disk da 8 pollici all’interno del programma nucleare del Pentagono. Ad accompagnare i floppy disk vi sono anche i computer IBM Serie 1 degli anni ’70.
Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, quindi, sta utilizzando floppy disk da 8 pollici in un sistema legacy che coordina le funzioni operativi delle forze nucleari della nazione, ovvero missili balistici intercontinentali, bombardieri nucleari, aerei cisterna di supporto e molto ancora.
Se da un lato potremmo trattare i floppy disk e i computer IBM Serie 1, dall’altro è improtante sottolineare il fatto che, pur trattandosi di tecnologie antiquate, siano in grado di rispondere alle esigenze. Tuttavia, il Pentagono ha già previsto un aggiornamento delle apparecchiature entro il 2020.
Tutto ciò dimostra che i floppy disk, seppur considerati da molti obsoleti, possano essere uno strumento di archiviazione estremamente importante, soprattutto in ambiti dove sono necessarie misure di sicurezza estremamente elevate.
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