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FujiFilm X-Pro 2: le prime impressioni e il test sul campo

La trasferta giapponese per i cinque anni delle X-Series di FujiFilm ci ha permesso di assistere alla presentazione delle quattro nuove fotocamere, le due mirroless FujiFilm X-Pro2 e FujiFilm ES2, la compatta e “selfosa” Fujifilm X70 e FinePix XP90 ideale per la vita outdoor, del nuovo flash a slitta EF-X500, l’obiettivo Fujinon XF100-400 mm F4.5-5.6 R LM OIS WR, del Firmware 4.00 per Fujifilm X-E2 e dell’app FUJIFILM Camera Remote. La protagonista assoluta, inutile negarlo, era però proprio la nuova ammiraglia X-Pro2. L’abbiamo avuta in prova per due giorni pieni ed è arrivato il momento di raccontarvi le nostre impressioni a caldo dopo il test sul campo. Trovate tutto dopo il salto.

Un piccolo recap della scheda tecnica (trovate tutto nell’articolo dedicato): sensore 24MP X-Trans CMOS III (APS-C), 273 punti di messa a fuoco di cui 77 a rilevamento di fase, mirino ibrido 2.36M-dot OLED / ottico, sensibilità ISO 200-12800 espandibile fino a 100-51200, velocità otturatore fino a 1/8000 secondi, simulazione effetto pellicola, doppia slot per memory card e video recording in Full HD a 60fps.

Partiamo inevitabilmente dall’estetica: anche la FujiFilm X-Pro2 può vantare un design che cattura immediatamente l’attenzione grazie a un respiro vintage, a linee pulite e switch, pulsanti e ghiere “a portata di dito”. Quanto è comoda con l’uso a una mano in manuale? Personalmente ho le dita abbastanza lunghe e non ho mai avuto difficoltà nell’impugnatura e nel funzionamento con la sola mano destra (a parte un’eccezione, vedi più sotto): la scocca in lega di magnesio è solida e ben bilanciata, si possono sfruttare le porzioni con maggiore grip per una presa più sicura e con pollice e indice (e anche il medio, dai) si può arrivare ovunque. C’è chi ha trovato non comodissimo il sistema di settaggio con “pull-up” dell’ISO incorporato nella ghiera per la velocità dell’otturatore che richiede di sollevare tutta la ghiera per poterla girare e passare dai tempi a ISO, appunto.

Non sono così d’accordo, anche se, certo, a una mano è un po’ difficile da azionare (e stesso dicasi con i guanti, presumo) ma si può benissimo assegnare questa funzionalità al pulsante Fn vicino all’otturatore e il gioco è fatto, in caso. Rispetto alla X-Pro1, la rotella del guadagno dell’esposizione è leggermente più grande, consentendo un range +/-3 stop, che può essere esteso a -/+5 riassegnando la funzione EV alla rotella posteriore. Non c’è una funzione di blocco così può capitare che inavvertitamente vengano modificati i parametri ad esempio mentre si tira fuori la fotocamera da custodie o tasche.

Interessante il pulsante per il punto AF sul retro per una gestione profonda e molto precisa della messa a fuoco automatica che conta su 273 punti di messa a fuoco, di cui 77 a rilevamento di fase. Cosa significa, in soldoni? Che si può scegliere se affidarsi a un punto preciso selezionando uno dei 273 quadratini sparsi su buona parte del panorama oppure affidarsi a un range di 77 punti (con questa opzione si avrà la stessa area coperta dai 273 ma con una trama meno fitta) messi a disposizione dal nuovo sistema, se si preferisce la velocità sulla precisione assoluta e personalizzata (e se si ha meno tempo di catturare il soggetto al meglio) con risultati da reflex. Proprio grazie a questo sistema si possono sfruttare appieno i sei pulsanti personalizzabili visto che non è necessario sacrificarne quattro per il posizionamento del punto prescelto. I sei pulsanti Fn? Sul fronte in corrispondenza della levetta per lo switch del mirino; in prossimità dell’otturatore, sul lato superiore del retro e i tre tasti intorno a OK, sempre sul retro. Sono tantissime le funzioni assegnabili come bilanciamento bianco, timer, qualità/dimensione delle immagini, range dinamico, effetto grana o pellicola, modalità flash, RAW, Wi-fi, compensazione flash, anteprima profondità di campo, settaggio automatico ISO e così via.

Una delle grandi novità sta nel mirino ibrido, una chicca nonché una primizia per le X-Series. Si potrà scegliere tra la soluzione ottica e quella elettronica. La prima non è solo per i “nostalgici”, ma anche per chi vuole – ad esempio – vedere ben oltre l’inquadratura vera e propria, per selezionare con più comodità oppure per rendersi conto se qualcosa (o qualcuno!) di non desiderato sta entrandoci. Con lenti superiori ai 35mm si può passare da 0.38x a 0.6x. Quest’area “extra” dipende dalle ottiche montate, dunque con quelle più voluminose si avrà una copertura più ampia. Il mirino elettronico è “classico” nel funzionamento, qui gode di una risoluzione piuttosto alta, con un elevato refresh rate e – ovviamente – tutte le informazioni digitali a portata di sguardo. Colleghi occhialuti hanno segnalato di aver trovato la visione non così comoda, dovendosi sforzare leggermente di più per l’illusione della lontananza della visione. La soluzione elettronica è preferibile con lenti zoom e a focali più estese, evitando così l’errore di parallasse.

Eccellente la qualità delle immagini con la sensibilità che dai 200 ai 1600 si comporta più che egregiamente. Spingendo fino a 12800 ISO si rimane piacevolmente sorpresi dalla nitidezza dei dettagli e dalla profondità del nero, mentre il valore massimo di 25600 ISO comporta inevitabile perdite, ma è davvero un espediente esagerato. Il valore di 100 ISO è selezionabile, ma in fin dei conti altro non è che una sottoesposizione. Per quanto riguarda la scelta di simulazioni di pellicola, ci siamo trovati molto bene con l’opzione storica Velvia che restituisce colori pieni e ricchi e la suggestiva scelta del bianco e nero Acros. Lo spazio di archiviazione è garantito dalla doppia slot per tutte le classiche funzionalità di questo tipo di soluzione dunque salvataggio su una e/o l’altra. I video? Fluidi grazie alla registrazione Full HD a 60fps e con un audio buono anche in ambienti rumorosi.

In generale, l’esperienza è stata più che ottima sotto tutti i punti di vista, anche se non si può non sottolineare un consumo energetico superiore alle aspettative. Personalmente, sono solito spegnere la macchina (o quantomeno il display) se so che non dovrò scattare nel giro di pochi secondi quindi faccio meno testo della media degli utenti. Ma osservando i colleghi abituati a prestare meno attenzione a questo, ebbene loro hanno dovuto cambiare batteria piuttosto prematuramente, perché una sola carica non era sufficiente a una sessione impegnativa di scatti. Ci sono forti possibilità che la prossima versione firmware sarà più duratura, ad ogni modo.

Insomma, una mirroless che può benissimo diventare lo strumento ideale per un fotografo professionista. Il prezzo parte da 1829,99 euro Iva inclusa dal prossimo Febbraio.

Diego Barbera

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