Le valute elettroniche come Bitcoin potrebbe aiutare a salvare l’industria musicale dall’avvento dei servizi di streaming, come Apple Musica o Spotify, per citare i più recenti e discussi. Secondo un rapporto di Rethink Music, creare un grande database di tutti i brani di tutti gli artisti e quale percentuale di profitti deve essere data a costoro potrebbe aiutare a chiarire e generare più trasparenza sull’argomento. Ciò sarebbe poi seguito da una “moneta unica” elettronica, tramite cui pagare automaticamente le royalty. Un metodo che favorirebbe soprattutto gli artisti emergenti e meno in vista.
L’industria musicale moderna sta affrontando un nuovo periodo di transizione. Il primo fu quello della musica in digitale: i CD divennero gradualmente “obsoleti” in favore di musica scaricate in versione digitale da servizi ormai popolari e affermati come iTunes. La “fase 3.0” prevede invece l’adozione di servizi come Spotify, Apple Musica, Tidal e Google Play Music per godere della musica. Gli abbonamenti, alcuni anche gratuitamente, permettono di ascoltare illimitatamente i brani. Ciò ha ovviamente causato un calo dei profitti per gli artisti, in particolare se non si è Beyonce, Jay-Z o Taylor Swift, insomma grandi nomi che possono organizzare tour internazionali e avere un nome di richiamo.
Secondo un rapporto di Rethink Music, le valute elettroniche come Bitcoin potrebbe aiutare gli artisti emergenti e non solo. Il problema dei nuovi servizi come Spotify e Apple Music riguarda la fetta di profitti che arriva agli artisti. Secondo questa indagine, creare un grandissimo archivio dove è trasparente e chiaro quanto profitto arriva da ogni brano di ogni artista potrebbe aiutare a chiarire la situazione e, soprattutto, assicurarsi che i pagamenti siano eseguiti in maniera corretta da parte delle etichette e dei produttori software, come Apple o Google. Un tale sistema potrebbe poi essere seguito da una valuta elettronica: si creerebbe una sorta di sistema automatica, che genera profitto agli artisti senza intermediari.
Si tratta ovviamente di una semplice proposta, di un ragionamento economico per valutare quali siano le possibili strade future che l’industria musicale possa intraprendere. Questa idea, inoltre, richiederebbe una quantità di lavoro e tempo enorme poiché un archivio di tutta la musica non si costruisce in sette giorni.
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