Il futuro è già qui. Un computer progettato dalla Tufts University ha aiutato il dott. Michael Levin e il dott. Daniel Lobo a elaborare una teoria, che descrivono come “il modello più completo sino ad oggi”, riguardo la rigenerazione delle planarie, piccoli vermi che possono rigenerare completa una metà tagliata. Il computer ha elaborato i dati degli studi precedenti, ha gradualmente migliorato uno schema della teoria nell’arco di tre giorni. “Le intelligenze artificiali possono aiutare in qualsiasi aspetto della scienza”.
Un mistero era irrisolto da 120 anni: come il sistema delle planarie, piccoli vermi di pochi centimetri, possa riprodurre la sua forma quando diviso in due. Il loro sistema rigenerativo, in breve, gli permette di rigenerare una metà monca: dividendo una planaria in due, la rigenerazione sarà tale che otterremo due planerie, due esseri viventi diversi. Ciò che affliggeva i biologi era una domanda specifica: si può prevedere quale forma assumerà? Il sistema come riesce a sapere qual è la forma corretta da rigenerare? La risposta l’ha fornita un computer, da solo.
Come ha fatto? Si tratta di una speciale macchina progettata da alcuni biologi della Tufts University, a cui sono stati forniti tutti gli studi in materia. Il computer ha scansionato ogni dato utili, trovato eventuali collegamenti tra due o più studi fino a che, tre giorni dopo che i biologi avevano inoltrato la richiesta, è riuscito a formulare una risposta. “Si tratta del modello più completo riguardo alla rigenerazione delle planarie sino ad oggi” ha commentato Michael Levin, autore senior del documento in cui si parla di questa scoperta, che ha coinvolto anche il dott. Daniel Lobo. “Sebbene l’intelligenza artificiale di questo progetto abbia dovuto eseguire molto lavoro, il risultato è una teoria di cosa fanno i vermi”. Inoltre, il risultato è facilmente comprensibile da un essere umano, come se fosse stato scritto da un altro essere umano. “Questo mi suggerisce che l’intelligenza articiale possa aiutare ogni aspetto della scienza e non solamente la valutazione dei dati ma anche il significato di tali dati”.
Per chi fosse interessato, il risultato del computer ha mostrato che servono cinque proteine affinché il processo di rigenerazione avvenga con successo, di cui due erano sconosciute prima del test con l’intelligenza artificiale. Tali risultati potrebbero un giorno essere importanti per la rigenerazione sugli esseri umani. Secondo John Barker, che esegue spesso rischiosi interventi di chiurgia dei trapianti, si potrebbero un giorno usare le cellule degli stessi pazienti per la rigenerazione degli arti, ad esempio.