Gli accessori connessi hanno avuto poca visibilità durante la keynote di Google I/O 2015. Android Auto non è stato oggetto di una presentazione particolare, anche se Google spiega che 35 modelli di vetture integreranno l’opzione entro fine anno (la prima è la Hyundai Sonata). Android Wear ha beneficiato di una presentazione del suo aggiornamento svelato ufficialmente la scorsa settimana. I Google Glass sono stati totalmente occultati. E altri oggetti non sono stati trattati in via diretta, mentre ci aspettavamo qualche novità circa Nest.
Tuttavia, rispetto ad Apple che ha sviluppato HomeKit (il quale dovrebbe essere ampiamente sviluppato quest’anno alla WWDC), Google ha deciso di trattare ampiamente la questione: ciò che avrebbe potuto diventare “Android Home” non sarà un ecosistema dedicato agli accessori, ma un sistema operativo basato su Android per tutti gli oggetti connessi (quello che gli industriali chiamano l’internet degli oggetti). Il suo nome: Project Brillo.
L’idea è semplice, anche se la messa in atto è titanica. Nel nostro futuro, interagiremo con svariati oggetti connessi. Che si tratti di box, elettrodomestici, accessori medici o anche di mobili urbani o sistemi di informazione. Alcuni esistono già, ma si basano su un sistema operativo spesso proprietario che non comunica (o poco) con gli altri. Con Brillo, Google desidera creare un sistema con base Android che rimane aperto per i bisogni di ogni costruttore, ma che sia interconnesso.
Immaginate quindi un abbonamento di un mezzo di trasporto che vi indica che la metro o il tram è pieno e che il bus è la migliore opzione, anche tenendo conto della circolazione. Immaginate un sistema onboard nella vostra auto che indica al vostro sistema che arrivate tra mezzora e che è ora di accendere il riscaldamento. Immaginate la lampada del vostro soggiorno accendersi o spegnersi progressivamente a seconda della luminosità esterna. E tutto ciò senza nessuna interazione. Ecco quello verso cui Google desidera andare con Brillo. Immaginate anche la potenza della piattaforma se è associata a Google Now…
Ovviamente, per stabilire una comunicazione fra entrambe le parti, bisogna che ci sia una lingua comune e non solo un sistema operativo. Brillo è accompagnato quindi da un protocollo di comunicazione chiamato Weave e sviluppato da Nest, una filiale di Google i cui prodotti saranno compatibili in modo da dare l’esempio. Le comunicazioni Weave saranno ovviamente sicure e compatibili con le altre versioni Andoid (M, Wear, Auto,…)
Google spera di convincere non solo gli sviluppatori di applicazioni, ma soprattutto i costruttori di oggetti connessi. Nella sua presentazione, il marchio ha ricordato che un costruttore di accessori connessi deve generalmente sviluppare di nuovo il firmware per ognuno dei suoi prodotti, i quali non sono compatibili con le applicazioni standard. Certamente, con Brillo, il sistema operativo non cambia. Sono le API che faranno il lavoro. Brillo sarà disponibile a fine anno, ma gli sviluppatori sono in grado di accedere ad una preview da poco.
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