L’app per smartphone Uber continua a destare discussioni. In Lombardia si sta discutendo di una legge che possa fermare l’avanzata di Uber e riportare le modalità di servizio dei tassisti all’era pre-smartphone. Ma la proposta del consigliere Riccardo De Corrado non sembra avere vita lunga: Uber non è un trasporto tradizionale ma una piattaforma tecnologica; la singola regione non può legiferare sui trasporti superando la competenza nazionale.
La Lombardia vuole impedire che l’app mobile Uber continui a ostacolare il normale svolgimento del lavoro dei tassisti. Una lotta che va avanti da ormai molti mesi, ma che non ha ancora rallentato la crescita esponenziale dell’applicazione, che permette a chiunque di dare un passaggio a un altro utente sotto pagamento: tutto viene fatto tramite l’applicazione, dalla ricerca al pagamento. Mancano però delle normative a corredo e la regione Lombardia, per mezzo del consigliere Riccardo De Corrado, porta avanti la sua crociata: “La prenotazione dei servizi di noleggio con conducente dovrà comunque pervenire all’operatore nella rimessa indicata nell’autorizzazione. L’operatore dovrà conservare prova delle singole prenotazioni (con dimostrazione attraverso strumenti di geolocalizzazione del veicolo e mezzi di certificazione ivi inclusa la posta elettronica certificata).”
Da parte sua, il country manager italiano di Uber, Benedetta Arese Lucini, porge l’altra guancia e anziché attaccare continua a mandare segnali di collaborazione. “Siamo felici di essere stati chiamati in audizione oggi. Anche se Uber è una piattaforma tecnologica, e come tale indipendente rispetto a leggi che regolano il trasporto, sicuramente può collaborare per rendere più efficiente la mobilità cittadina. Inoltre come tecnologia inclusiva Uber è sempre aperta e disponibile a collaborare con tutti gli operatori del settore.” Nel suo commento, Lucini mette in luce una nota fondamentale per ragionare sulle leggi anti-Uber: è una piattaforma tecnologica e non un mezzo di trasporto tradizionale. Sfugge alle leggi attualmente vigenti.
Come spada di Damocle su questa legge regionale, però, pende la competenza nazionale, che ha prevalenza rispetto alla giurisdizione della Lombardia e ogni altra regione: se una legge anti-Uber dev’essere fatta, dev’essere scritta dal Parlamento e non da una singola regione che non può legiferare così facilmente sui trasporti pubblici e la concorrenza che rappresenta Uber.