Mai una pagina Facebook era riuscita a catturare l’interesse di un istituto del livello della Cornell university. Nel bel mezzo di questa storia c’è Toto Cutugno: la pagina in questione si chiama “La stessa foto di Toto Cutugno ogni giorno”. Questa fan page è riuscita ad essere al centro di una ricerca dell’Istituto universitario di studi superiori di Pavia ed è stata creata nell’estate del 2014. Questa analisi si è spostata ben oltre il nostro paese visto che è stata oggetto di studio da parte della Cornell university. Lo studio ha voluto sottolineare l’uso moderno dei social network.
Questa vicenda è partita da un fan del cantante, il quale ha pensato bene di aprire una pagina Facebook in omaggio al suo artista prediletto. Dall’agosto 2014 fino ad adesso, il fan pubblica ogni giorno la stessa immagine di Toto Cutugno. Il fatto curioso è che queste immagini raccolgono molti “mi piace”, commenti e condivisioni. Questo porta a pensare che questo modo di pubblicare abbia mandato in tilt Facebook. Rispetto ad altre pagine, dove vengono messi in evidenza solamente i post più importanti, nella pagina di Toto Cutugno tutte le pubblicazioni vengono messe in avanti, di conseguenza Facebook li mostra continuamente. Poiché il social media guarda il successo derivante da ogni post e non tanto alle pubblicazioni e al loro contenuto, tutti i fan della pagina vedono sempre e comunque nella loro timeline l’immagine del cantante italiano e la condividono molto volentieri.
Uno dei ricercatori dell’Università di Pavia ha studiato questa pagina mettendola confronto con altre 73, tra queste 34 sono dedicati alla scienza e 39 alle teorie di cospirazione. Il risultato è il seguente: nella maggior parte dei casi, ci troviamo davanti ad una interazione selettiva, ovvero gli utenti commentano e condividono solamente nei posti più importanti. Discorso diverso invece si deve fare per la pagina di toto Cutugno: non essendo differenziati i post condivisi, i fan mettono “mi piace”, commentano e condividono ogni foto senza fare distinzione, il che porta ad aumentare la portata di ogni pubblicazione. Questo spiegherebbe di conseguenza il fatto che l’algoritmo di Facebook sia andato in tilt. Walter Quattrociocchi, membro dello studio condotto dall’Università di Pavia, sottolinea che non sia stata la Cornell university ad essersi interessata al caso e che lo scopo non era quello di dimostrare il fatto che una pagina facebook abbia potuto mandare in crisi l’algoritmo di Facebook, ma l’obiettivo era quello di capire la diffusione delle informazioni sui social media.
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