Quanto serve per girare un cortometraggio degno del Sundance Festival? Servono meno di 2000 euro. Una somma che può essere considerata davvero bassissima per gli standard del videomaking, dato che si è utilizzato un tris di iPhone 5S di Apple e un’applicazione da appena 8 dollari. Il titolo del corto è Tangerine e parla di un lato non così entusiasmante di Hollywood come può essere quello della situazione della prostituzione trasgender. Il regista Sean Baker ha oltrepassato un muro dato che mai nessuno aveva filmato col melafonino: il risultato è un video in formato widescreen con una qualità e una pastosità delle immagini davvero sorprendenti.
La troupe ha utilizzato l’applicazione Filmic Pro che consente di poter controllare tutti i parametri dell’ottica durante la ripresa video dunque la messa a fuoco, l’apertura del diaframma, la velocità di otturazione e la temperatura del colore. Per rendere tutto il più fluido possibile è stato anche sfruttato uns istema di Steadicam. Come chicca finale è stata attaccata una lente anamorfica di Moondog Labs per rendere le immagini più adatte alle riprese da proiettare al cinema.
IBM entra nel libro dei primati con un filmato davvero straordinario visto che è il primo cortometraggio realizzato nientemeno che con gli atomi. Il titolo è A Boy and His Atom. Manipolando a uno a uno le posizioni degli atomi e scattando man mano foto si è ottenuto un video di circa un minuto e mezzo con la tecnica dello stop-motion con gli atomi che fungono praticamente da pixel. Qui sopra potete ammirare il video, dopo il salto tutta la storia che sta dietro, il making of (altro video) e soprattutto la risposta alla domanda: perché mai IBM dovrebbe realizzare un nano-cortometraggio del genere, quale utilità ha?
Iniziamo proprio da quest’ultimo quesito: IBM non ha certo intenzione di andare a fare da concorrente a Pixar e soci, ma ha voluto mostrare fin dove ci si può spingere attualmente con le tecnologie a disposizione. Lavorando nell’ambito delle nanotecnologie si è infatti in grado di manipolare letteralmente il singolo atomo, per creare griglie, strutture e dunque “micro-macchine” che potrebbero un giorno portare alla creazione di nano-computer sempre più piccoli, sempre più veloci e potenti e con sempre minor consumo energetico.
Nell’attesa, ecco un piccolo esercizio di stile divertente e istruttivo. Il video è composto da 242 frame ossia da 242 fotografie composte una a una andando a spostare – ogni volta – i singoli atomi. Come raccontato nel video qui sotto, per confezionare questo piccolo gioiello è stato necessario utilizzare un potentissimo microscopio elettronico con effetto tunnel controllato tramite computer dal peso di ben 2 tonnellate e in grado di lavorare a una temperatura vicina allo zero assoluto ossia a -268 gradi Celsius.
Ecco dunque spiegato il perché di quello che sembra solo un divertissement, ma in realtà è molto di più. A questo punto non è più tanto il caso di chiedersi fino a dove ci si spingerà, ma fino a quando non si avrà dunque un risultato concreto e potenzialmente rivoluzionario. Potrebbe essere proprio questa l’innovazione in grado di cambiare il nostro futuro. E, quando si rivedrà A Boy and His Atom, verrà quasi da sorridere.
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