È il nostro cervello a captare il gusto dei cibi e non la lingua. La “scoperta” è arrivata da una nuova ricerca condotta dalla Columbia University e recentemente pubblicata sulla rivista specializzata Nature. L’equipe di ricercatori ha infatti evidenziato, studiando il comportamento del cervello dei topi, che le 8.000 papille gustative lavorano allo stesso modo: non esistono cinque macro-zone per gli altrettanti gusti dei cibi. Le nuove scoperte potrebbero aiutare gli anziani e i malati, che faticano a sentire il sapore.
Percepiamo i sapori dei cibi grazie a specifici neuroni. Una nuova ricerca della Columbia University pubblicata sulla rivista scientifica Nature, infatti, ha evidenziato come i gusti non siano percepiti diversamente dalle diverse zone della lingua. Le 8.000 papille gustative non hanno cellule diverse: ciascuna di essere “raccoglie” tutte le tipologie di guste. Al loro interno, però, specifiche cellule specializzato in un dato gusto inviano i dati a specifici neuroni del cervello; è da questa correlazione e questo lavoro che riconosciamo il gusto del cibo. Questa ricerca, insomma, smentisce quella che è stata finora la “mappa” della lingua, divisa in cinque campi e ciascuno specializzato in un singolo gusto. Stando a quanto evidenziato dai ricercatori, ciò non è vero.
L’esperimento è stato condotto su alcuni topi di laboratorio a cui sono stati somministrati vari cibi. Durante il pasto, i ricercatori hanno verificato i cambiamenti nel cervello degli animali, che hanno evidenziato le varie aree del cervello che di volta in volta si attivano. “Le cellule sono ben sintonizzate sulle singole caratteristiche, con una bella corrispondenza tra le cellule sulla lingua e quelle nel cervello” ha spiegato il Prof. Charles Zuker alla BBC.
Per quanto riguarda l’invecchiamento, la creazione di nuove cellule delle papille gustative rallenta con il passare dell’età, motivo per cui la popolazione più anziana fatica a sentire il sapore del cibo: “Non potete credere quanto ciò sia devastante” ha aggiunto il Prof. Zuker. “Queste scoperte ci offrono un’interessante strada per aiutare ad affrontare questo problema perché si ha una chiara comprensione di come funziona il gusto e quindi si possono immaginare nuovi modo per migliorare tale funzione” ha commentato il Prof. Zuker. Ad esempio, modi in cui rendere le cellule già esistenti più recettive così da inviare un forte segnale ai neuroni del cervello.