Alza bandiera bianca I’m Watch ossia lo smartwatch made in Italy che era stato presentato l’anno scorso e che aveva raccolto buoni consensi prima di scontrarsi con la dura realtà del mercato e da inevitabili limiti come la durata della batteria. Finanziato da Ennio Doris di Banca Mediolanum, aveva proposto una soluzione interessante e ben strutturata, che però – molto probabilmente – era arrivata “troppo in anticipo” e così dice addio a pochi mesi dal debutto di Apple Watch, l’orologio tech che tenta di dare ossigeno al settore dei wearable che sta ballando sul filo del rasoio tra l’esplosione o il grande flop. Qui sopra, la nostra anteprima direttamente dal Mobile World Congress di Barcellona.
Ha debuttato nel 2012 poi è stato presentato a livello internazionale al CES 2013 con prenotazioni nell’ordine di 10.000 pezzi con un prezzo di partenza di 350 euro. Esistevano modelli basic e altri più preziosi con tanto di placcatura in oro come Apple Watch e proprio come lo smartwatch di Cupertino si poneva come “il migliore amico dello smartphone” più che un dispositivo a se stante. Poteva inoltre comunicare non solo con iOS, ma anche con Android e Blackberry. La società prevedeva di vendere 50.000 unità entro fine 2012 e poi quadruplicare nel 2013, invece è andata sotto di 4 milioni di euro. Se Apple Watch andrà bene – non crediamo farà il botto – si ripeterà la stessa storia già vista e rivista come nel caso di Facebook che è diventato il social network di riferimento anni dopo MySpace oppure di Google che ha iniziato la sua scalata al successo diverso tempo dopo altri motori di ricerca. Certo, la qualità e l’innovazione di chi arriva dopo può far recuperare il ritardo accumulato, ma a volte è questione di “momento giusto”.
La nascita del progetto I’m Watch
I’m Watch era stato il primo orologio con sistema operativo Android italiano che trasformava il polso in un vero e proprio piccolo computer. Questo gadget è stato progettato da noi e aveva visto la luce dell’ufficialità già dopo l’ufficializzazione davanti alla platea mondiale al Consumer Electronic Show (CES) 2013 di Las Vegas e non per ultimo anche il Mobile World Congress 2013 di Barcellona. Noi c’eravamo e abbiamo realizzato l’anteprima che potete ammirare qui sopra, in compagnia di Sebastiano Poggi che ci ha raccontato le funzionalità, le caratteristiche e le peculiarità del dispositivo tecnologico. Cos’è che chi aveva colpito e cos’è invece che ci aveva convinto di meno?
Che cos’è I’m Watch
Prima di tutto, che cos’è I’m Watch e da cosa si differenzia dai dispositivi simili? È un orologio con sistema operativo Android che permette di tenere sempre tutto sotto controllo: è molto più di un companion fungendo da “notificatore” evoluto per leggere i messaggi testuali (SMS), le email e le novità dai social network come Facebook, Twitter e Instagram senza dover usare lo smartphone. Inoltre può anche effettuare chiamate in vivavoce grazie al microfono e l’altoparlante incorporato e può archiviare messaggi, email, foto e quant’altro sia on the cloud grazie all’apposita app sia sulla memoria interna del dispositivo. Si differenziava dai rivali come ad esempio il primo modello Sony per via del fatto che si collega direttamente alle proprie utenze online e scarica direttamente i contenuti e non si limita a fungere da specchio.
I vantaggi e svantaggi del dispositivo
Interessante la possibilità di scaricare applicazioni tramite l’app store proprietario per impreziosire la dotazione software interna. È stato creato lo stesso modello di iTunes App Store con il vaglio della società e una trattenuta del 30% sui ricavi eventuali. I’m Watch si connette a Internet non direttamente dato che non include un lettore di simcard, ma sfrutta la connessione dello smartphone al quale si aggancia via Bluetooth in tethering. Una soluzione pratica e veloce, che però consuma la batteria di ambo i dispositivi ad altissima velocità: sarà difficile allo smartphone arrivare a fine giornata e l’orologio alzerà bandiera bianca prima di addormentarsi la notte, come confermato direttamente allo stand al MWC 2013. La domanda di fondo, dunque, è: I’m Watch è utile oppure è solo sfizioso?