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iPod è morto: i 5 motivi della fine di un’era [FOTO]

iPod è morto. Non c’è tanto da sperare sul lettore mp3 e multimediale di Apple perché i numeri parlano chiaro: durante l’ultimo quarto commerciale terminato lo scorso gennaio sono stati venduti 6 milioni di esemplari con un calo del 52 per cento rispetto al 2013. Hanno generato 973 milioni di dollari su un totale di 57.6 miliardi di dollari: una cifra vicina al miliardo e dunque spropositata per qualsiasi società, ma non per Cupertino. La verità è che gli iPod sono sul viale del tramonto per motivi che riguardano il mercato, la volontà degli utenti e la società stessa. Ne abbiamo isolati 5, li trovate dopo il salto. Di certo si sta avverando la (facile) profezia di Peter Oppenheimer, CFO Apple, che nel giugno 2009 aveva previsto il calo dei lettori mp3 tradizionale adducendo il motivo per il quale era stato sviluppato il Touch e iPhone. Ma ora anche iPod Touch è affacciato pericolosamente sull’abisso.

1) Cannibalizzato da iPhone e dagli altri smartphone

Steve Jobs aveva affermato che iPhone fosse il miglior iPod mai realizzato e in generale tutto ciò che offre un iPod si può trovare all’interno di un melafonino, spendendo poi non così tanto in più (visti i prezzi del lettore multimediale). Ovviamente il primo riferimento è iPod Touch, che è davvero un iPhone che non telefona, tuttavia anche per gli altri modelli il discorso può essere valido, se non di più dato che a parte la riproduzione di contenuti foto e video non offrono molto di più. Ovviamente anche qualsiasi altro smartphone se non cellulare da 50 euro in su può fungere da lettore mp3 e video, con qualità crescente più aumenta il range.

2) Indebolito da servizi come Spotify

La pirateria era un’alleata perfetta per i lettori musicali portatili perché la gente scaricava tonnellate di Mp3, li trasferiva nel proprio player e via ad ascoltare i brani preferiti a costo zero. Ma oggi esistono servizi di ascolto musicale in streaming legale e gratuito praticamente illimitato, consentendo all’ascolto saltuario di pubblicità. Spotify è il più importante, ma ci sono anche tanti altri servizi simili.

3) Mancato adattamento ai tempi

Basta dare un’occhiata alle persone che ascoltano musica sui mezzi pubblici, mentre fanno sport, mentre camminano e così via per capire che gli iPod non rientrano più nella nuova “generazione” di lettori mp3 che potrebbero sopravvivere alla crisi del settore. Torniamo visivamente sul nostro autobus, nel nostro parco, sulla nostra strada: se eliminiamo tutte quelle persone che ascoltano musica dal proprio cellulare/smartphone, ne rimangono poche e queste utilizzano player ben definiti. O quelli estremamente economici tipo da 15-20 euro, senza marca, con un micro LCD e memoria da 2-4GB. Oppure quelli pensati per lo sport senza adattatori, fasce e quant’altro, ad esempio quelli subacquei. E un Nano o uno Shuffle potrebbero certo rientrare almeno nell’ultima casistica, ma li blocca un particolare fondamentale, vedi sotto.

4) Prezzo non anti-crisi

Per tutti i motivi già elencati, perché spendere da 209 euro in su per un dispositivo come iPod Touch? O 179 euro per un lettore mp3 “evoluto” ma non troppo come iPod Nano? Senza dimenticare il piccolo Shuffle da 55 euro con i suoi 2GB ormai improponibili e la mancanza dello schermo. L’unico modello che ha ancora la sua schiera di fan è il Classic grazie alla massiccia memoria offerta, da 160GB ossia circa 40.000 brani: ma il mercato che interessa è abbastanza di nicchia, non trainante.

5) Nessuna novità di rilievo

Se non si conta l’iPod Touch “economico” da 16GB e 209 euro che è stato appena svelato, non è stato presentato nessun vero nuovo modello di iPod dalla metà dell’anno 2013 in poi. Una scelta societaria che contribuisce certo a tagliare le percentuali di vendite dato che in passato si è riscontrato una certa qual accelerazione degli acquisti ogni volta che si è svelato un nuovo dispositivo. E se nemmeno Apple ci crede più…

Diego Barbera

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