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Google Project Tango: il tablet che vede in 3D e fa volare i droni da soli [VIDEO]

Google Project Tango è un interessante progetto che Google sta portando alla conoscenza del pubblico e soprattutto degli sviluppatori, che recentemente hanno ricevuto qualcosa come 4000 tablet prototipali. Di cosa si tratta? Di un smartphone o appunto di una tavoletta digitale che integrano un mix di sensori che potremmo quasi definire come una sorta di Kinect integrato, in grado di mappare l’ambiente in 3D così da gestire in modo più profondo e preciso gli spazi e gli elementi presenti intorno al telefono. E, dunque, anche l’utente stesso. Ma non solo perché le ultime novità riguardano anche l’interazione con altre tipologie di dispositivi come ad esempio i droni che – grazie a Tango – possono addirittura volare in autonomia.

Un vero e proprio mix di sensori tridimensionali montati su uno smartphone così da andare molto più nel profondo della mappatura degli interni e della geolocalizzazione. Project Tango è il nome scelto per questo teminale unico nel suo genere che aprirà davvero a un mondo intero di applicazioni come mai si erano viste prima. Quali? La prima app che viene in mente è quella della realtà aumentata che potrebbe sfruttare le informazioni fornite dai sensori tridimensionali per mappare l’ambiente interno con grande precisione e così consentire di divertirsi con giochi molto più coinvolgenti (con la possibilità, ad esempio, di interagire con gli oggetti) oppure di gestione delle apparecchiature della domotica come elettrodomestici e simili.

Ma anche un valido aiuto per i non vedenti che potranno utilizzare le indicazioni fornite dal cellulare che in ogni momento rileverebbe con grande precisione eventuali ostacoli inaspettati o elementi di disturbo. In grandi ambienti come musei, supermercati o centri commerciali si avrebbe una guida passo a passo migliore. In più si potrebbero individuare più velocemente oggetti che si stanno cercando. Infine potranno anche rendersi molto utili nell’ambito lavorativo o didattico: nel primo caso per la misurazione o progettazione di interni, nel secondo per raccontare monumenti o musei in modo tutto nuovo.

Insomma, infinite possibilità con Project Tango, il cui hardware conta su uno schermo da 5 pollici di diagonale, sistema operativo Android, fotocamera da 4 megapixel, sensori di movimento e profondità e software creato ad hoc per poter mangiare e digerire tutte le informazioni che arriverebbero dai sistemi di rilevazione. Per accattivarsi le attenzioni dei developers, Google aveva già messo a disposizione i primi 200 modelli che sono stati consegnati ai creativi che proponevano le idee più interessanti partecipando a una sorta di concorso sul sito ufficiale con scadenza lo scorso 14 marzo. Ora si è passati alla fase due del progetto.

Già, perché oltre al già citato smartphone, il Project Tango ha svelato un altro device prototipale ossia un tablet che include gli stessi specialissimi componenti per la cattura dello spazio tridimensionale. Con un display con 7 pollici di diagonale e una fotocamera da 4 megapixel con obiettivo grandangolare con effetto fisheye monta un pacco di sensori a infrarossi che captano la profondità e un secondo sensore a più alta risoluzione per concentrarsi sui singoli oggetti e sugli ambienti. Ci sono nuove spettacolare applicazioni in lavoro come quella che consente di fornire una sponda di informazioni in real time per un drone – un quadricottero radiocomandato – che addirittura potrebbe volare in completa autonomia, come mostrato nel video qui sotto realizzato dal team guidato dal professor Vijay Kumar dell’Università della Pennsylvania.

Il robottino volante imparerebbe a evitare gli ostacoli e a muoversi agevolmente nell’ambiente mappato. Una dimostrazione che evidenzia due aspetti fondamentali: il primo è che la piattaforma è compatibile con dispositivi anche non di ultima generazione (come l’elicotterino del video, che si può normalmente trovare in commercio), il secondo è che consentirà la realizzazione di dispositivi sempre più intelligenti e consci dell’ambiente che li circonda. E se fosse davvero la base per un miglioramento netto del settore dei robot da troppo tempo addormentato?

Diego Barbera

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