Neknominate o neknomination ma anche neck-nomination o più semplicemente birra alla goccia. Di cosa stiamo parlando? Dell’ultimo fenomeno che ha colpito i social network e che consiste in una riproposizione 2.0 di un gioco da pub nato in Australia e poi diffusosi anche tra Gran Bretagna e Irlanda. Funziona così: si beve tutto di un sorso una pinta di birra – o di un qualsiasi altro alcolico, anche super, volendo anche in diversi bicchieri – e poi si lancia la nomination verso 3, 4, 5 amici che entro 24 ore dovranno ripetere il gioco e, a loro volta, lanciare nomination verso altri amici ancora. Una catena di Sant’Antonio che diverte molti, ne scandalizza altrettanti, ma che più semplicemente è solo la nuova moda imbecille, o forse più semplicemente “triste”, sui social. Ci si interroga sul come fermarla, dato che sono stati già registrati morti collegati al fenomeno, ma un metodo molto semplice esiste già.
Le neknomination (perché sono chiamate così? Probabilmente riferendosi al collo della bottiglia, neck) sono uno dei tantissimi giochi da pub che inducono a bere sempre di più, ad aumentare l’euforia del gruppo e a riscaldare gli animi. Niente di nuovo, anzi: ci sono versioni con tanto di canzoncine, altri che prendono in considerazione giochi d’abilità e quant’altro. La moda è stata traslata dal mondo reale al web (e da lì poi ancora al mondo reale, inevitabilmente) da alcune celebrità che hanno partecipato al gioco. Tra questi il giocatore di rugby Ross Samson degli Scottish London. Il passaparola è stato accelerato da alcuni articoli di giornale, post sui blog e sui forum e servizi di telegiornali. Anche in Italia.
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Merito dei numerosi italiani residenti – ad esempio – oltre Manica che hanno iniziato a nek-nominare gli amici in patria con inviti video pubblicati su Facebook, Twitter o Youtube dando via all’effetto a cascata ormai incontrollabile. Si citano già diversi morti, alcuni hanno anche nomi e cognomi. C’è il 19enne irlandese Johnny Bryne annegato, il connazionale 22enne Ross Cummins morto in ospedale dopo essere stato trovato in coma a casa, il 20enne Isaac Richardson che ha tirato le cuoia per un mix di vino, whiskey, vodka e birra così come il 29enne gallese Stephen Brook (una bottiglia intera di Vodka) o un collega dello stesso Samson appena ventenne, di nome Bradley. Si chiede a Youtube e ai social network di censurare e/o rimuovere i video per fermare l’epidemia.
Ma così si corre solo il rischio di aumentarne l’appeal. C’è un’età in cui si è eroi del nulla, ci sono persone che rimangono così per sempre e ci sono situazioni in cui lo si diventa spinti dal gruppo e dalle mode. È successo milioni di anni prima che le neknominate fossero inventate e succederà ancora. Più o meno tutti, in un modo o nell’altro, siamo stati eroi del nulla e sul momento ci si è sentiti padroni del mondo, poi si diventa sobri o più semplicemente si cresce. Le neknominate non sono certo meno pericolose del balconing, giusto per fare un altro esempio di moda del web (poi sgonfiata), ma possono causare danni ben peggiori e soprattutto estesi non solo a chi partecipa, ma anche a chi non c’entra niente. Ad esempio a guidatori-ciclisti-pedoni che incontrano nek-nominati che hanno appena risposto all’appello. L’unico modo per fermare questo fenomeno? Non si può far altro che ignorare le nomination. Al resto ci penserà il tempo: qualche settimana, massimo qualche mese e andrà a finire nel dimenticatoio del web.
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