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Il sottomarino indossabile iperhitech Exosuit

Il sottomarino più piccolo si può addirittura indossare: si chiama Exosuit ed è – a tutti gli effetti – una speciale tuta da sub (per certi versi quasi simile a un modello spaziale) che consente di poter immergersi fino a una profondità di 300 metri circa. Pesa circa 300 chilogrammi e si può verosimilmente confondere con un normale scafandro per sommozzatori anche se è molto più avanzata tecnologicamente e anche tecnicamente. Alta circa 1.9 metri, sarà impiegata a partire dalla prossima estate come ideale supporto per lo studio dei pesci dotati di bioluminescenza che vivono nelle profondità tali alle quali è impossibile immergersi con solo le bombole e in modo più flessibile rispetto a un semplice mini sottomarino.

Si dice che si conosca meglio la superficie della Luna rispetto che gli abissi degli oceani e c’è grande fondo (è proprio il caso di dirlo) di verità in questa affermazione. Un po’ perché ciò che è più lontano è più affascinante, un po’ anche perché esplorare le profondità non è un gioco da ragazzi. La speciale tuta-sommergibile Exosuit pesante circa 250-300 chilogrammi viene descritta come un “sistema atmosferico di immersione” e si dedicherà allo studio delle creature bioluminescenti che abitano negli angoli più reconditi degli oceani. Sarà una giotta occasione per osservarli come mai prima d’ora si era potuto fare.

Già perché non è una semplice tuta, quanto un vero e proprio sottomarino indossabile che consente all’utente di essere accolto in una sorta di bolla d’aria in cui si può provare la stessa sensazione che si prova quando si è sulla terra ferma a livello del mare, con pressione costante e senza la necessità di doversi sottoporre a una seduta di decompressione una volta terminata l’immersione. Che cosa cambia rispetto ai vecchi scafandri da palombari? Che si sarà molto più agili e si potrà muoversi in modo più confortevole grazie: non solo è più leggera, ma include 18 giunture rotanti per piegare braccia, gambe e corpo in modo naturale. Non più movimenti da robot, dunque.

Sarà possibile anche nuotare, ma si sarà supportati anche da un mini motore da 1.6 cavalli che assisterà durante i movimenti. La batteria integrata e la riserva di ossigeno nel serbatoio renderanno il sommozzatore autonomo teoricamente per ben 50 ore, anche senza barca di supporto connessa. Finora tute del genere – che sono costosissime, circa 600.000 dollari – sono state utilizzate per lavori specifici come manutenzione ad esempio di tunnel per l’acqua a New York City ma ora saranno impiegate anche per scopi scientifici.

Ad esempio per studiare il modo in cui le creature bioluminescenti utilizzano la luce come una sorta di linguaggio che varia da specie a specie. Grazie a un tether a fibra ottica si potranno inviare le informazioni sulla superficie per studiare i dati in tempo reale. Non si devono considerare come esperimenti fini a se stessi perché aiuteranno la scienza nello sviluppo di sistemi di comunicazione tra macchinari robotici e pazienti con danni cerebrali. Segreti e risorse ancora inesplorate ci attendono negli abissi, basta (saperle e) poterle cercare.

Diego Barbera

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