Mivar chiude: addio alle televisioni italiane

Chiude la Mivar o meglio dire si trasforma: una volta terminate le scorte di componenti elettronici per la produzione di TV passerà a tempo pieno al servizio di assistenza per i prodotti in giro e produrrà mobili. Lo ha annunciato lo storico patron novantenne Carlo Vichi che aveva fondato quella che ormai era diventata l’ultima azienda di produzione di televisori in Italia nel lontano 1945. Dopo aver dominato il settore con il boom degli anni ’60 con tanto di testimonial d’eccezione come Domenico Modugno, la Mivar era andata in crisi negli anni 2000 con l’avvento delle TV piatte che hanno pensionato le TV a tubo catodico. Qui sopra, una fotogallery che ripercorre la storia tecnologica della Mivar.

Non sarà dunque mai utilizzato il nuovo stabilimento completato nel 2001 e verosimilmente non sarà nemmeno consegnato (dietro lauto pagamento, ovvio) al comune di Milano per Expo 2015 perché l’azienda di Abbiategrasso non chiuderà del tutto ma muterà. D’altra parte chi ha avuto modo di conoscere il patron Carlo Vichi, 90 anni, non si stupisce che a quasi un secolo di vita non molli i remi in barca ma al contrario continui la sua battaglia, seppur in altro segmento come quello dei mobili. E dire che solo pochi mesi fa era stata inaugurata la linea produttiva di Smart TV con tanto di sistema operativo Android.

Mivar TV Android

Ma erano lontani i tempi in cui buona parte dei componenti arrivava dall’Italia e – comunque – i progetti erano tutti interni. Dall’arrivo delle TV a cristalli liquidi e al plasma e con la dipartita del tubo catodico, la società ha subito un crollo verticale e si è poi limitata ad assemblare componenti comprati da altre aziende. “Non posso più produrre televisori – ha spiegato Vichi – perché non posso spendere 10 e rivendere a 8”. La fine della linea produttiva dovrebbe coincidere con gli ultimi giorni di novembre e l’inizio di dicembre. Comunque entro la fine dell’anno e l’inizio del 2014.

MIVAR

Rimarranno pochi dei dipendenti e si occuperanno principalmente di assistenza e manutenzione. D’altra parte ne girano ancora parecchi e si possono per altro trovare ancora in tanti rivenditori oltre che in mercatini dell’usato e quant’altro. Nel solo 1997 ne furono prodotti ben 917.000 a tubo catodico. Chiude dunque un’era che ha visto una marca italiana dominare in un settore dove i brand asiatici e americani la facevano da padrone in tutto il mondo. È stata una bella avventura.

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