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Payleven: l’Italia in prima fila sul futuro dei pagamenti mobile [FOTO]

Che cos’è Payleven? È un dispositivo per accettare pagamenti, che serve appunto per chi ha piccole attività e non vuole i costi esosi dei POS Bancomat e per carte di credito tradizionali. Lo si può sincronizzare via Bluetooth con lo smartphone Android o iPhone poi quando il cliente vuole pagare inserisce la carta di credito, il cellulare fa da pannello di informazioni puoi inserire l’importo o anche info e foto sul prodotto che stai vendendo, si inserisce il PIN e può ricevere anche una ricevuta via email. Si riceve tutto direttamente sul conto corrente con una trattenuta solo del 2.75%, una percentuale decisamente inferiore rispetto ai POS tradizionali, in più non si hanno costi aggiuntivi né abbonamenti e hai solo commissioni su ciò che generi… Qui sopra un po’ di foto, dopo il salto un’intervista-approfondimento al CEO e fondatore Alberto Adorini.

D: Come è nata l’idea?
R: Idea nata ispirandosi a una startup americana Square di Jack Dorsey, fondatore di Twitter, che aveva capito che esistesse un mercato ancora inesplorato di esercenti che per il momento non accettavano carte di credito, ma che avrebbero desiderato farlo, con una proposta flessibile e economica. Siamo stati i primi in Europa a sviluppare una soluzione Chip and Pin funzionante, accettiamo Visa e le carte di debito, le ricaricabili e i Bancomat, coprendo – di fatto – più del 90% del volume di pagamenti.
 
D: E le banche, che dicono?
R: Le banche ci guardano con interesse, per il momento, e basta. Il mondo dei mobile payments sta vivendo innovazioni a un ritmo che per le banche è da vertigini. Si sono trovate di fronte improvvisamente tecnologie come l’NFC, i Mobile POS, i pagamenti Peer to Peer, tutti concetti che sono molto chiari alle banche, che hanno speso gli ultimi mesi a capire da che parte la banderuola del vento sarebbe andata, ma non sono ancora arrivate risposte conclusive. Sarebbero tentate di provare la nostra soluzione su piccola scala e non è detto che questo sia nel nostro interesse nella misura in cui loro vogliano gestire tutto ciò che avviene dietro le quinte.
 
D: Come sconfiggere la paura delle fregature in Italia?
R: Abbiamo ricevuto finora solo feedback positivi e di clienti soddisfatti. Ma noi viviamo anche in un paese in cui la maggioranza delle persone una carta non ce l’ha dunque dobbiamo lavorare a livello culturale facendo capire i vantaggi di questa soluzione. Noi siamo sul mercato da settembre con Swipe and Sign e febbraio con Chip and Pin.
 
D: E per quanto riguarda la sicurezza?
R: Gli standard di sicurezza della nostra soluzione sono gli stessi dei POS tradizionali. Ci sono standard di sicurezza stabiliti dai circuiti, che riguardano il dispositivo e che riguardano la connessione tra il dispositivo e lo smartphone e lo smartphone e l’interfaccia che sta dietro. Abbiamo ottenuto tutte le certificazioni e quindi siamo allo stesso livello dei POS più avanzati. Non siamo solo sicuri, siamo oltre a essere sicuri.
 
D: Adotterete l’NFC?
R: L’adozione di questa tecnologia la stiamo studiando con interesse, siamo consapevoli del ruolo che potrebbe giocare nel settore. Il problema di fondo è che si deve creare una base di utenti che sappiano utilizzare questa tecnologia e che possiedano ovviamente i dispositivi adatti e una rete di esercenti con l’attrezzatura apposita. Potremmo giocare un ruolo chiave nell’adozione dell’NFC.
 
D: La ricevuta emessa ha valore fiscale?
R: Quando fai la transazione con la carta di credito ricevi sempre due scontrini, uno è quello fiscale e uno è quello della transazione che si è effettuato. In questo caso la ricevuta che viene prodotta non ha valore fiscale, il cliente deve sempre avere una cassa per questo e per registrare la transazione. E per vendite illegali? Al momento della registrazione al servizio si devono fornire informazioni sull’attività, così come chiedono normalmente le banche per i POS tradizionali. Dunque se il business si vendono armi o si ha un servizio di escort, viene rifiutato. Noi gestiamo internamente la parte di frodi e rischi, c’è un team interno che analizza le transazioni sospette per evitare usi illegittime.

Diego Barbera

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