Il mondo dell’informatica rende omaggio a Doug Engelbart, l’inventore del mouse che è morto all’età di 88 anni. Il “topo” da scrivania è uno degli accessori più importanti presenti in ogni casa e ufficio, una sorta di “avatar” che permette il controllo del cursore sul display nel modo più naturale possibile. Nato nel 1925 in Oregon, depositò il brevetto nel 1967 chiamando l’invenzione “indicatore di posizione X-Y per display”. Pochi anni dopo la prima applicazione pratica con il computer Star con interfaccia grafica di Xerox che ispirò Steve Jobs. Qui sopra una foto di Doug (vero nome: Douglas), dopo il salto un piccolo approfondimento sulla sua creatura, per scoprire la differenza tra mouse ottico e mouse laser.
La scelta del mouse può ricadere su un modello classico ottico oppure su un po’ evoluto modello laser. Entrambe le tipologie di topo da computer possono essere senza fili oppure con cavetto, tuttavia i due grandi insiemi possono essere divisi per caratteristiche peculiari, ognuna dei quali con propri pro e contro ben evidenziati. Muovendoci a grandi linee, si può anticipare che il mouse laser è più dedicato a un’utenza professionale mentre quello ottico è per l’uso di tutti i giorni senza particolari pretese e per budget più limitati. Andiamo a scoprire le differenze dei due modelli.
La nascita del mouse è ricollegabile, quantomeno concettualmente, almeno a 85 anni fa circa, poi si è lentamente definito come il compagno di viaggio ideale nell’esperienza informatica, quando i computer erano ancora grandi come intere stanze e potevano vantare una potenza paragonabile a un attuale orologio digitale da pochi euro. Con la miniaturizzazione dei componenti e l’evoluzione boom degli ultimi decenni, anche i topi hanno vissuto cambiamenti generazionali non indifferenti. A cosa serve il mouse? E’ uno strumento per comandare il computer inviando un input che corrisponde al movimento sull’apposito tappetino avvalendosi anche dei tasti. La parola mouse potrebbe essere un acronimo di Manually Operated User Selection Equipment oppure di Machine Operator’s Unique Spotting Equipment. I primi sono stati quelli a rotella analogici con la sfera in metallo protetto da gomma che muoveva le ruote forate dell’encoder. Il progresso ha portato ora a due grandi categorie ossia quelle dei mouse ottici e quella dei mouse laser.
I mouse ottici tolgono la sfera e si avvalgono di un sistema luminoso, a LED, a basso consumo e di buona precisione. La qualità è aumentata dalle prime generazioni. Solitamente si dice che rispetto ai mouse laser abbiano più difficoltà a funzionare su determinate superfici. Ed è vero, tuttavia con i modelli con chip per l’elaborazione delle immagini, il gap si è sensibilmente ridotto. Il mouse ottico si blocca su superfici riflettenti: il materiale inganna l’occhio e dunque si ha una scarsa efficiente. E’ questo il grande contro dei mouse ottici, che però offrono come pro il fatto di poter costare anche meno di 10 euro.
Per quanto riguarda i mouse laser, si sale di categoria con questa tipologia di topi che vanno a sostituire il LED appunto con un laser che fungerà da illuminatore del piano d’appoggio. I pregi – come vi abbiamo raccontato nell’approfondimento dedicato – sono immediati e evidenti visto che aumenta la risoluzione durante l’acquisizione dell’immagine e quindi tra i pro si può annoverare una maggiore velocità, reattività e precisione. E ovviamente funzionano su qualsiasi supporto e superficie. Tra i contro c’è quello del prezzo leggermente più alto rispetto a quello dei colleghi ottici e, in modo minore, a un uso improprio. Puntandosi il laser direttamente nell’occhio si può danneggiare la retina, ma questo ovviamente dipende dal buon senso dell’utente…
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