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Giulio Andreotti è morto (davvero): le reazioni di Twitter

Giulio Andreotti è morto e questa volta per davvero: dopo una serie innumerevoli di bufale (l’ultima solamente l’anno scorso a opera di Wikipedia), il 94enne si è spento nella propria casa di Roma alle ore 12.25. La rete non si è ovviamente lasciata scappare questo fatto di cronaca e la notizia ha immediatamente preso d’assalto tutti i trend. Twitter, manco a dirlo, è la regina. @TristeMietitore scrive “Ho finalmente preso #Andreotti. Ora passiamo alla lettera B.”. “Muore #Andreotti il giorno dopo lo scudetto della Juve. Rovinata la festa ai gobbi” ribatte @matteograndi e poi ancora “Siamo tutti qui a commentare la notizia, ma non vedo nessuno che prudentemente aspetta 3 giorni… #Andreotti”. È morto davvero? Qualcuno ha avuto il coraggio di avvicinarcisi e toccarlo con un bastone per verificare? #Andreotti e così via.

Ma il web l’aveva già dato per morto l’anno scorso. Era l’ennesimo caso di frenesia da aggiornamento che colpiva la celebre enciclopedia contributiva online. La notizia del ricovero del senatore a vita al Policlinico Gemelli di Roma era stata fraintesa da alcuni utenti, che forse hanno voluto anticipare un po’ troppo i tempi, credendo forse in un peggioramento repentino e “definitivo” delle condizioni di salute dell’allora 93enne ex-politico. Invece è arrivata la pronta smentita e ovviamente la pronta rettifica sulla pagina ufficiale dedicata a Andreotti. Qui sotto uno screenshot della pagina prima della cancellazione della morte e dunque della correzione in corsa. Non è il primo caso di gaffe online di morte di una celebrità e ovviamente Wikipedia è stata “vittima” di altre cadute simili.
 

 
L’ultimo caso che aveva colpito Wikipedia era quello di Lamberto Sposini che aveva subito un malessere prima della diretta del proprio programma su Rai 1; anche in quel caso Wikipedia lo aveva dato immediatamente per morto, salvo poi rettificare. Spesso e volentieri, le pagine di Wikipedia delle celebrità sono aggiornate quasi in tempo reale, pochissimi minuti dopo l’annuncio ufficiale, altre volte si cerca di anticipare un po’ troppo. Ma è l’ennesimo caso di “guerra tra contributori” dove alcuni utenti forzano un po’ la propria attività in una sorta di competizione senza alcun premio se non “la gloria”. E’ recente l’annuncio del re dei contributori, un inglese da oltre un milione di interventi, Justin Knapp.
 
Altro caso quello delle morti-bufale preparate da portali burloni. L’ultimo altisonante caso è stato quello a danno dell’attore Owen Wilson lo scorso capodanno 2010: era tutto falso, ma alcune importanti testate come il Sole 24 Ore ci erano cascate. Tuttavia c’è da specificare che nel caso di Giulio Andreotti non è stata una bufala completa visto che il senatore a vita 93enne era davvero ricoverato in condizioni severe al Policlinico Gemelli di Roma per una crisi cardiaca seguita a una infezione ai bronchi che lo perseguitava da tempo. Giunto in codice rosso e disidratato, è rimasto qualche giorno in terapia intensiva, senza essere mai in pericolo di vita.
 
Vista la natura sempre in aggiornamento del web e al passaparola sui social network, le morti delle celebrità scatenano fiumi di attività. Su Twitter solitamente nascono spontaneamente trend del tipo #nomecelebritàmorta oppure #RIPnomecelebritàmorta sia in Italia sia all’estero, come nel caso di Michael Jackson ad esempio, che però ha creato pure fiumi di spam. Su Facebook vengono pubblicate frasi e citazioni del defunto oppure video tributi, come nel caso di Lucio Dalla qualche tempo fa. Ma qualche volta si è esagerato un po’, visto che si reso omaggio a qualcuno che era ancora vivo, seppur non tanto vegeto, come nel caso di Andreotti nel 2012.

Diego Barbera

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