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Fiocchi di neve fotografati in super macro [FOTO e VIDEO]

La galleria qui sopra è una piccola pinacoteca del microscopico: una collezione di spettacolari immagini di fiocchi di neve colti poco prima di sciogliersi grazie all’abilità del fotografo russo Andrew Osokin. Questo maestro del mini-mondo, ha ottenuto una serie di mirabili ritratti di cristalli di ghiaccio ingranditi e immortalati al meglio grazie a una fotocamera digitale reflex Nikon D80 o Nikon D90 con lenti macro 60mm o 90mm allegate. Il risultato è eccezionale visto che ferma il tempo andando a prendere quei pochi millesimi di secondo in cui la struttura del fiocco è ancora integra prima di disfarsi per via del calore e del contatto con agenti esterni. A proposito di meraviglie del microscopico, date un’occhiata al video qui sotto.

La zecca che vedete nel video qui sotto potrebbe entrare negli annali scientifici perché fa parte di un gruppo di insetti sopravvissuti per la prima volta a un’osservazione tramite microscopio elettronico. Se il microscopio ottico tradizionale permette senza problemi di ingrandire notevolmente la vista su batteri, germi, piccoli animali senza ferirli oppure peggio ancora ucciderli, quello elettronico è stato finora utilizzato solo su esseri non più viventi. Ma Yasuhito Ishigaki del Kanazawa Medical University in Giappone si è spinto dove nessuno aveva mai osato, inserendo delle zecche all’interno di un “Scanning Electron Microscope” e osservandolo da vicinissimo. Come è stato possibile? E quali risvolti avrà questa scoperta?
 
Per prima cosa è necessario spiegare perché finora nessun animale o essere vivente in genere sia stato mai osservato da vivo in un microscopio elettronico. Questo strumenta non sfrutta la luce e dunque i fotoni come sorgente di radiazioni ma un fascio di elettroni che solitamente stroncano i piccoli pazienti di certo non volontari. Invece queste zecche sono sopravvissute. Di più: nel video sopra si possono ammirare mentre si muovono durante il bombardamento di elettroni.
 

 
Grazie agli elettroni si può scendere a livelli davvero minimi visto che la risoluzione fornita da un microscopio è inversamente proporzionale alla lunghezza d’onda della radiazione adottata. Essendo che i fotoni (la luce) hanno una lunghezza d’onda decisamente superiore agli elettroni, con quest’ultimi si può ingrandire verso livelli profondi. Ma finora erano preclusi gli esseri viventi all’osservazione. Invece dal Giappone si è riusciti a superare questo limite.
 
Tuttavia non è merito di uno stratagemma utilizzato da un microscopio magari modificato, quanto una proprietà delle zecche stesse. I ricercatori hanno infatti scoperto alcune zecche ancora vive dopo esser rimaste chiuse in una camera a vuoto e dunque hanno testato i poveri animaletti in condizioni ancora più estreme. Otto zecche femmine adulte e 12 a livello larvale sono sopravvissute per due giorni dopo esser rimaste per 30 minuti all’interno di un microscopio elettronico, nel vuoto e bombardate di elettroni. Il vuoto è una condizione necessaria: senza vuoto, le zecche sono morte, letteralmente “fritte”.
 
Che orizzonti apre questa scoperta? Si possono prospettare due applicazioni. La prima riguarda l’uso delle zecche come modello ideale per una lunga serie di esperimenti biologici in condizioni estreme, una bella rivalsa per degli animali che – nella cultura popolare – sono spesso paragonate a qualcosa di fastidioso, dannoso o peggio inutile. La seconda è quella di esperimenti più a largo respiro, magari anche nello spazio dove il vuoto è l’ambiente naturale. Le zecche saranno i prossimi astronauti?

Diego Barbera

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