La sigaretta elettronica o e-cigarette che dir si voglia fa male e non toglie la dipendenza da nicotina. Insomma, non è così innocua come si dice, parola del SERT ossia del Servizio contro le tossicodipendenze, che si è schierato apertamente contro la nuova moda che coinvolge anche il mondo dei gadget visto che le sigarette elettroniche vengono ormai vendute quasi come un accessorio del nuovo lifestyle. Roberto Cavion, psicologo del SERT ha denunciato la dannosità di queste e-cigarette spiegandone anche i motivi. Andiamo a vedere perché, qui sopra una galleria fotografica con una serie di modelli in vendita.
Roberto Cavion, psicologo del “Sert”, ha espresso la propria disapprovazione al fenomeno attraverso il Movimento dei Consumatori. Nell’intervento si può leggere che è vero che le sigarette elettroniche eliminano l’assunzione di catrame e altre sostanze dannose per la salute che sono contenute nelle normali bionde, ma non tolgono la presenza della nicotina che è molto pericolosa per l’organismo soprattutto per il cuore. Ma uno dei particolari più pericolosi è il fai da te visto che decide l’utente quanta nicotina assumere.
Come funzionano le sigarette elettroniche? Questo dispositivo elettronico permette l’inalazione di fumo sfruttando una batteria ricaricabile e si sostituisce dunque a sigarette tradizionali, pipe o sigari. Viene aspirato un fumo con due possibili sostanze ossia glicole propilenico che è un liquido vischioso senza colore che deriva dal carbonio oppure il glicerolo vegetale impreziosito da aromi vari a discrezione dell’utente e infine ecco la nicotina. Quest’ultima può essere inserita a quantità variabile. Ed è qui il problema, secondo il dottor Cavion.
È come se a un paziente con dipendenza dalla eroina venisse offerto metadone a sua discrezione e dunque senza controllare frequenza e quantità da assumere, spiega lo psicologo. “Non si può agire in autonomia, servono assistenza e dosaggi, il fai da te è pericoloso come quello nelle diete. Serve un medico. Non si smette di fumare, anzi si rimane dipendenti e molti non lo hanno ancora realizzato“. Infine, è ancora tutta da dimostrare la minor incidenza cancerogena dovuta all’assenza di combustione.
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