Ha ballato per meno di una settimana Mega Search Me: se si prova a visitare la URL si incontra infatti un messaggio in francese (ecco: gli sviluppatori erano francesi, belgi, canadesi o comunque francofoni?) che informa che “A causa di uno script sviluppato da Mega sono stati cancellati tutti i file indicizzati su Mega-Search e il motore è temporaneamente inaccessibile, una soluzione sarà approntata per risolvere il problema in tempi stretti“. Ma non c’è da dargli speranza. Mega-search.me era il motore di ricerca basato su Mega anche in italiano che nasceva a una sola settimana dal debutto del servizio nato sulle ceneri di Megaupload. Sette giorni dopo che Kim Dotcom aveva tolto i veli dal servizio di cloud-storage e sharing, nasceva così uno strumento che permette di cercare facilissimamente canzoni, film, giochi e files vari.
Come funzionava? Non era necessario infatti essere né registrati a Mega né conoscere password perché erano gli utenti stessi possessori dei documenti che – una volta caricati su Mega – condividevano col motore di ricerca le informazioni per permettere ad altri naviganti di scaricare al massimo della velocità. Decadeva la facciata di legalità promessa da Dotcom? Niente affatto visto che oggi come oggi il gigantesco Kim non ha nessuna intenzione di andare nuovamente in prigione. Kim Dotcom sapeva benissimo che sarebbe stata questione di giorni prima che gruppi di sviluppatori (non si sa bene quanto vicini a lui stesso) sfornassero un motore di ricerca. Ma come specificato dallo stesso fondatore di Mega: “E’ la startup più controllata e esaminata della storia” e tutto è nelle mani dell’utente che ha libertà assoluta su cosa caricare online e su cosa condividere. Nel caso di violazione del copyright, il sito procederà alla cancellazione del contenuto, lavandosene completamente le mani. Il ragionamento fila: Kim di certo non è scontento di questa attività pirata (fa parte del suo progetto), ma lui concede il servizio chiavi in mano, non ne ha responsabilità.
Mega.co.nz: debutto ufficiale il 20 gennio
Mega.co.nz è l’indirizzo del portale più atteso dell’ultimo anno ossia il successore dell’ormai estinto Megaupload. La notte del 20 gennaio è stato attivato e dato alla luce, come comunicato su Twitter dal “papà” Kim Dotcom che ha mantenuto le promesse. Si presenta come un servizio di cloud storage che mette sul piatto 50GB di spazio gratis crittografato dove caricare tutti i file che si vogliono: video, foto, documenti, audio, immagini… tutta la responsabilità è nelle mani degli iscritti che decidono cosa caricare e soprattutto cosa condividere condividendo la chiave di decodifica ai propri contatti. Tutto è stato pensato affinché non si ripeta il pasticciaccio dell’anno scorso (vedi sotto) e così il portale si riserva il potere non solo di cancellare file che non rispettano il copyright, ma anche di cancellare direttamente utenze che non rispettano le regole. Il debutto è stato incredibile con milioni di registrazioni: ancora in questo momento è difficile registrarsi, occorre pazientare un po’. L’interfaccia è anche in italiano (anche se, per amor del vero, la traduzione sembra piuttosto automatica) e viene spiegato che ogni file sarà presente almeno su due diversi hoster sparsi in tutto il mondo (ma non negli USA). Sarà possibile sfruttare gratuitamente 50GB di spazio gratis con protezione a chiave RSA 2048-bit. Per chi vuole di più ecco 500GB con 1TB di bandwidth a 9.99 euro al mese, 2TB e 4TG a 19.99 euro e 4TB e 8TB a 29.99 euro. Vi consigliamo di utilizzare Google Chrome perché gli altri browser hanno qualche difficoltà. Ma ripercorriamo tutta la storia riproponendovi gli aggiornamenti che abbiamo pubblicato nei mesi scorsi.
Mega: la scelta del nome
Megaupload riapre e sarà raggiungibile dall’indirizzo Mega.co.nz e non Me.ga ossia creando la parola Mega sfruttando il .ga preso dal Gabon. Il tanto atteso ritorno è vicino e con Mega debutterà anche il nuovo servizio Megabox. La conferma arrivava ormai mesi fa da un tweet di Kim DotCom in cui il possente fondatore dell’ex-impero decaduto lo scorso gennaio annuncia con grande orgoglio “Piccolo aggiornamento sul nuovo servizio Mega: il codice è completo al 90%, i server sono in arrivo e avvocati, partner e investitori sono pronti. Siate pazienti perché sta arrivando – aggiungendo poi – sarà un network globale massiccio. Tutti gli host non americano potranno collegare server e banda“. Quando? Entro la fine dell’anno dovrebbe diventare realtà. Serve così tanto tempo perché Dotcom vuole creare una fortezza inespugnabile: stesse funzionalità di condivisione di contenuti “protetti” dal diritto d’autore – musica, video, ecc… – con le spalle parate da un sistema furbo. Dovrebbe infatti essere tutto criptato così da intervenire in anticipo: se un’autorità intervenisse cercando di rintracciare l’utente che scarica film oppure canzoni, il sistema agirebbe sul flusso di trasferimento dati e il “controllore” potrebbe cadere nella violazione di privacy, invalidando qualsiasi prova per una futura accusa. Reggerà?
Mega: i tweet rivelatori
“So cosa tutti state aspettando. Sta per arrivare. Quest’anno. Promesso. Più grande. Migliore. Più veloce. Sicuro al 100%. E non si può fermare”, aveva scritto Dotcom su Twitter lo scorso 14 agosto. Stiamo parlando di un servizio di condivisione musicale e archiviazione che segue la scia di vari servizi come Google Music oppure iTunes Match o ancora BBM Music, ma che al tempo stesso strizza l’occhio agli artisti che potranno trattenere il 90% dei diritti e degli introiti. Da quanto si può ipotizzare in questo momento, il servizio offrirà anche uno spazio illimitato per archiviare la musica mettendo sul piatto un lettore multimediale, un motore di ricerca, un negozio e componenti sociali. Il caso Megaupload aveva preso pieghe sempre più inaspettate: il fondatore dell’ex-colosso del web, Kim Dotcom, è stato infatti rilasciato e ha potuto ritornare a navigare sul web, ma il fatto ancora più sorprendente è che avesse in cantiere la registrazione di un album musicale. Curioso: dopo aver speso una vita a combattere le etichette musicali, oltre che le major cinematografiche, come un pirata contro la marina, il ragazzone si sta per impegnare in un’avventura esattamente nel mezzo ossia sul campo di battaglia, nel settore musicale. Inutile specificare che non si assocerà a nessuna etichetta, producendo per altre vie il proprio lavoro.
Mega: la nuova idea del “mitico” Kim Dotcom
Nato come Kim Schmitz in Germania e poi conosciuto come Kim Dotcom in seguito, ha fondato Megaupload nel 2005 e in un lustro appena ha guadagnato diversi milioni di dollari grazie alla piattaforma di file sharing di contenuti protetti da diritti d’autore e in seguito anche allo streaming di video con Megavideo e al sito gemello con filmati per adulti. Alto quasi due metri e pesante circa 130 kg, il gigantesco Kim si è fatto fotografare spesso su yacht abnormi, su auto sportive e sempre in compagnia di belle ragazze. Poi il crollo dell’impero con l’FBI che a gennaio ha messo sotto sequestro tutti i beni di Dotcom (soldi, ville e altri immobili, auto, yacht, ecc…), chiudendo Megaupload e Megavideo. Kim è finito in prigione in Nuova Zelanda, dove si trovava – in una megavilla – al momento della retata. Dopo circa due mesi è arrivata la libertà vigilata e così Kim ha potuto sfruttare il regime di arresti domiciliari, ritornando a navigare su Internet. Che stia tramando per creare un nuovo impero? Difficile, o forse no. Dopo essersi arricchito ed essere finito in prigione a causa di contenuti protetti da copyright, è pronto a crearne lui stesso, più precisamente un album musicale. Contenuti originali, ovviamente, che le autorità avrebbero concesso di produrre senza problemi grazie ai permessi concessi, per due volte a settimana. Un po’ come se una persona arrestata per scommesse sportive illegali si mettesse a giocare a calcio (be’, a tutti gli effetti, qualcuno si è già impegnato anche in questo senso). Kim Dotcom non dimentica però l’impegno in tribunale che lo porterà a difendersi da accuse molto gravi. Come funzionerà Megabox? Sostanzialmente, caricando online (con l’upload) le proprie canzoni conservate sul PC – che siano state scaricate illegalmente o legalmente non dovrebbero esserci differenze, come per Apple iTunes Match – si potranno poi ascoltare da qualsiasi device connesso alla propria utenza in alta qualità. Senza spese. Ma gli artisti ci guadagnerebbero grazie ai proventi di pubblicità e degli extra a pagamento.
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