I cellulari sono gli oggetti più sporchi che possediamo perché li portiamo sempre con noi dal bagno alla metropolitana, li poggiamo ovunque anche su superfici luride e zozze (e poi sul nostro viso, subito dopo). Ma spesso non ce ne rendiamo conto, così un gruppo di studenti dell’Università di Surrey nel Regno Unito ha preso a caso alcuni smartphone e cellulari. Successivamente ha trasformato il telefono in una sorta di terreno di coltura, immettendo nutrimenti per i micro-organismi e ha lasciato il tutto a “autogestirsi” per tre giorni. Il risultato è spaventoso e raccapricciante con questi batteri che hanno formato una sorta di bioarte crescendo in modo notevole fino a occupare tutta la scocca. E così si è scoperto che se la maggior parte sono batteri innocui come il Micrococcus, altri sono ben più pericolosi come lo Staphylococcus aureus.
Il Dr. Simon Park, che ha seguito l’esperimento con gli studenti, ha commentato: “Da questi risultati sembra che il cellulare non solo ricordi i numeri telefonici in rubrica, ma possa anche ospitare una storia personale di tutti gli incontri e i contatti fisici con altre persone e superfici”. In fotogallery un po’ di scatti che parlano da soli.
Ma non sempre i batteri devono essere associati a qualcosa di negativo. Suzanne Lee è una designer britannica che ha scelto un particolare metodo per realizzare abiti ecologici al 100 per cento: ha creato infatti un particolare tessuto grazie ai batteri che hanno lavorato nel loro mondo microscopico per confezionare questa tela simil-mummificata. Direttamente dal produttore al consumatore, questi abiti ricavati da cellulosa ottenuta da batteri, te verde e lievito che può essere così tagliata e lavorata per ottenere vestiari. E’ proprio il caso di dire che si tratta della prima collezione di moda che “cresce” direttamente in armadio.
In una vasca da bagno ha miscelato lievito, batteri e te verde zuccherato così da formare un brodo primordiale fertile e pronto all’uso dal quale ha poi potuto estrarre cellulosa. Una volta asciugata era possibile lavorarla, cucirla e formare così abiti indossabili. La stessa autrice l’ha descritto come “simile al papiro“. Chissà se verrà prodotto su larga scala o se verranno commercializzati kit per produrre da sè abiti dai batteri? A proposito di abiti hitech, ecco quelli per cellulari presentati da Maria Sharapova, ma anche i vestiti che brillano Lumigram Clothing
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