Il Burj Khalifa è l’edificio più alto al mondo con i suoi 828 metri si staglia come una lama sfidando la gravità nella città più tecnologica del globo. Tra gli abitanti dell’Emirato c’è anche il fotografo Gerald Donovan, che in questi anni si è specializzato per una serie di interessanti opere d’arte visuali come ad esempio la gigafoto da 45 gigapixel proprio di Dubai (vedi sotto) oltre a diversi altri scatti decisamente spettacolari. Ma il top l’ha raggiunto salendo fino in vetta al Burj Khalifa e catturando immagini per poi confezionare un suggestivo video a 360 gradi per mostrare il panorama in ogni direzione.
Il buon Gerald Donovan ha utilizzato la propria fotocamera digitale reflex per raccogliere le immagini da ogni direzione e poi confezionare un video che spazia a destra, sinistra, sopra e sotto. Permette così di poter assaporare anche il senso di vertigine che si prova a sbucare dalla vetta del grattacielo alto quanto una collina. Il video (dal peso di 2.6GB) è stato spedito al sito Gizmodo che l’ha condiviso col mondo. A proposito di Burj Khalifa, ecco alcune foto in cui viene colpito dai fulmini.
Dubai come non si era mai vista prima: la gloriosa città-stato hitech degli Emirati Arabi Uniti è protagonista nel 2010 di un megacollage fotografico capace di confezionare una foto dalla risoluzione incredibile, si parla di un totale di 45 gigapixel. Anche questa volta non si tratta di un lavoro affidato nella sua totalità a una fotocamera digitale con sistema a movimento robotico e un software che mangia e digerisce le migliaia di scatti tutto da solo: c’è un nome e c’è un cognome del papà di quest’iniziativa. Il 23 aprile di tre anni fa era stato ancora una volta il buon Gerald Donovan a confezionare questa piccola grande opera d’arte. Si era piazzato nella zona del cantiere delle Ubora Towers nella Business bay di Dubai, ha preso la sua Canon 7D (con 100-400mm f/4.5-5.6 L zoom a 400mm) e ha scattato la bellezza di 4250 immagini sfruttando ovviamente il sistema robotizzato che – una volta impostato – ha poi agito in automatico. Anche perché la temperatura nelle tre ore e mezza di scatti toccava i 37 gradi centigradi all’ombra, mediamente. A fine esperimento ha poi dichiarato che l’apparecchiatura era letteralmente incandescente. Ecco il sito per osservare la gigafoto nella sua interezza.
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