Le stampanti 3D svolgeranno un ruolo di primo piano nelle missioni spaziali del futuro. Come affermato dalla NASA saranno progettate per diventare completamente autonome “in loco” ad esempio sulla Luna con la polvere che copre il nostro satellite, la regolite, oppure con le rocce di Marte. Sarà sfruttato un laser di alta precisione che creerà parti solide da file computer-aided design (CAD). Come affermato dal team di ingegneri: “Il risultato finale non sarà fantastico, ma sarà molto utile”, d’altra parte a chi interessa il lato estetico? Con una stampante 3D autonoma i budget si abbatterebbero in modo deciso e determinante, d’altra parte sono proprio i costi altissimi i limiti che stanno bloccando l’esplorazione spaziale.
Le stampanti 3D saranno utilizzate anche per produrre i componenti per i razzi e per le sonde per i viaggi spaziali a lunghissima gittata non solo verso Marte ma anche oltre. Già perché il problema non è tanto raggiungere una determinata destinazione, quanto il tornare indietro. Un po’ per le tempistiche che richiederebbero anche più generazioni di occupanti e un po’ per le risorse e i materiali che a un certo punto finirebbero o sarebbero difficilmente lavorabili. Così ecco l’idea: perché costruire sulla Terra parti di stazioni spaziali orbitanti e/o di astronavi che poi devono essere lanciate e assemblate nello spazio a costi altissimi? Meglio produrli in loco, o meglio ancora stamparli
La società Made in Space sta studiando uno speciale sistema basato su stampanti 3D che permettono di produrre pezzi piccoli e grandi ma soprattutto tridimensionali: componenti, pannelli e minuscoli oggetti che potrebbero essere impiegati in orbita per l’assemblaggio a gravità zero. Per confezionare un oggetto, le stampanti 3D come Alaris 30 richiedono vari strati di materiale che può essere metallo, plastica o altro, che poi vengono miscelati e forgiati. Se n’è parlato al NASA Ames Research Center alla conferenza Space Manufacturing 14: Critical Technologies for Space Settlement organizzata dallo Space Studies Institute.
Made in Space promette di salvare tempo e soprattutto denaro, visto che le stampanti 3D per uso domestico sono ormai vendute per meno di 1000 dollari. Anche in Italia si è visto qualche esemplare interessante. “Non sono più solamente prototipi“, ha affermato Mr Dunn, a capo del progetto. Inoltre renderebbero più sicure le missioni visto che i pezzi per manutenzione e riparazioni al volo sarebbero prodotte sul momento.
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