Le stampanti 3D aprono a un nuovo interessantissimo scenario medico-hitech per ora conosciuto come Bioprinting ossia letteralmente stampa di tessuti vivi. Può sembrare un qualcosa di inquietante o perverso, come una sorta di Frankenstein 2.0, ma in realtà porta con sé un potenziale salvifico dato che grazie a queste stampanti tridimensionali che manipolano e modificano materiali e elementi tangibili è già possibile creare tessuti organici biocompatibili come vene oppure come “riparazioni” ad hoc per ferite complicate. Nel video qui sopra Andras Forgacs parla alla conferenza di The Economist in qualità di co-fondatore di Organovo: le potenzialità sono altissime, si spera un giorno addirittura di poter stampare organi che saranno poi perfettamente accolti (dunque, non rigettati) da un ricevente.
Con le stampanti 3D si può ottenere di tutto: gadget, pezzi di ricambio, ingranaggi, statuette e… dinosauri. I ricercatori della Drexel University hanno ideato un progetto davvero entusiasmante. Utilizzando le 3D printer riprodurranno ovviamente in scala le ossa dei dinosauri. Successivamente le monteranno insieme per ottenere un risultato quanto di più simile al vero. E animeranno questo scheletro rendendolo una sorta di robot che servirà per studiare la meccanica dei movimenti dei colossali animali estinti.
Miracoli delle stampanti 3D: grazie alla loro funzionalità riproduzione tridimensionale, possono teoricamente confezionare qualsiasi oggetto. Basta un modello adeguatamente ben progettato et voilà. Così come le stampanti tradizionali possono riprodurre su foglio qualsiasi disegno, scritta o quadro, quelle 3D si muovono in tre dimensioni. I ricercatori dell’Università di Drexel hanno puntato il più in alto possibile: stamperanno dinosauri.
Dinosauri robotici per la precisione. Prenderanno le ossa separatamente, quelle vere, trovate negli scavi paleontologici in giro per il mondo e effettueranno scansioni con scanner 3D. Creeranno così modelli da dare in pasto alle stampanti che digeriranno i dati modellando il materiale e forgiando le ossa 2.0. Come spiega l’ingegnere James Tangorra, sarà una vera manna per gli studi sulla meccanica del movimento di questi animali estinti da milioni di anni.
Le ossa ricreate con le stampanti 3D potranno riprodurre la medesima forma di quelle autentiche, senza fossilizzazione e imperfezioni, grazie a una pulizia via PC. D’altra parte utilizzare ossa vere per studi meccanici è improponibile per fragilità, peso e scomodità e tutte le riproduzioni realizzate finora non sono soddisfacenti. La stampante 3D realizzerà ossa in replica perfetta e in scala per modellini più semplici da gestire e anche da perfezionare a colpi di mouse prima dello stampaggio.
Lacovara è entusiasta “E’ una tecnologia come quelle di Star Trek, dove premi un pulsante e gli oggetti spuntano fuori. Un modello di 15 centimetri di osso di dinosauro può essere stampato in poche ore con la tecnologia attuale“. Alle ossa saranno ovviamente poi applicati motori e “tendini” per permettere i movimenti e comprendere così meglio come si muovevano i dinosauri. Entro la fine dell’anno, si otterranno i primi arti, entro due anni un modello completo.
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