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Google assume alligatore di 1.5m per la manutenzione server [FOTO]

I server di Google di Berkeley County, South Carolina, costati 600 milioni di dollari, necessitano di un efficiente sistema di raffreddamento e così è stata allestita una gigantesca vasca per la raccolta dell’acqua piovana che poi viene fatta confluire nel labirinto di tubature. Il problema è che la vasca è stata presa d’assalto dalle alghe. Come fare per eliminarle? Google ha pensato a un modo ecologico: con i pesci. Ma questi sono cresciuti e si sono moltiplicati e ora sono troppi. Nessun problema: Google ha letteralmente “assunto” un alligatore di un metro e mezzo di lunghezza per completare la catena alimentare del suo micromondo. Chissà se comparirà nella lista dei responsabili per la manutenzione dei server? Nella gallery qui sopra un giro nel coloratissimo centro dati di Google.

Quanto consuma Google? Tanto, tantissimo, più di quanto si potrebbe immaginare, tuttavia la società di stanza a Mountain View è anche una delle realtà 2.0 più attente all’ecologia e già oggi può vantare l’invidiabile record del 30% di produzione di energia pulita grazie alle fonti rinnovabili come il fotovoltaico oppure l’eolico e l’uso di particolari espedienti anti-sprechi. Nella galleria fotografica qui sopra è possibile dare un’occhiata a un interessante tour degli stabilimenti con i server del colosso del web, dove colore, essenzialità e anche un certo gusto estetico non mancano.
 
Quanto consuma e soprattutto quanto inquina Google? Grazie a un report che premia la trasparenza massima, è emerso che tre settimane di Youtube equivalgono a circa 3kg di Co2, insomma circa quanto serve al funzionamento di una lavatrice, mentre effettuare 100 ricerche sul motore interno non valgono più di una stirata a una camicia con l’emissione equivalente di 20 grammi di Co2. Questi alcuni esempi di ciò che l’utente contribuisce a produrre, ma se si parlasse meramente di ciò che gli stabilimenti producono e dunque generano?
 
Gli abnormi data center vengono descritti come “idrovore di elettricità” perché comportano un costo energetico notevole e dunque necessitano di una particolare attenzione a sprechi e allo stesso tempo contribuiscono a una ricerca importante su mezzi alternativi per ridurre i consumi. Per questo motivo Google ha investito nel settore qualcosa come 915 milioni di dollari e ora è in grado di generare un’elettricità “pulita” per il 30% del fabbisogno, che potrebbe servire a alimentare 350.000 case.
 
Grazie a queste innovazioni tecnologiche ora determinati prodotti possono contare su server particolarmente green come ad esempio la posta elettronica Gmail che attualmente è 80 volte più efficiente di un tradizionale server aziendale. Un risparmio per la natura ma ovviamente anche per le tasche del colosso che recuperando l’investimento di un miliardo di dollari nei prossimi dieci anni. Si parla infatti di 30 dollari all’anno per server. Ma quali sono gli espedienti utilizzati, oltre all’uso di energie rinnovabili? Metodi di raffreddamento degli ambienti non tramite condizionatori bensì con un sistema di contatto di aria calda con l’acqua in evaporazione, che viene recuperata e reimmessa nel circuito. Già dal 2007, Google ha azzerato l’impatto sul clima.

Diego Barbera

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