La storia di Stephen Hawking sembra scritta da uno sceneggiatore senza troppa fantasia: una delle migliori menti attualmente presenti al mondo è imprigionata in un corpo gravemente malato, sepolta gradualmente in un baratro dal quale è sempre più difficile esprimersi. Invece, purtroppo, è tutto vero. Il penultimo professore lucasiano di matematica dell’Università di Cambridge – cattedra che fu di Sir Isaac Newton – combatte da 30 anni contro l’atrofia muscolare progressiva, ormai non parla più da 30 anni e ormai sta perdendo il controllo delle dita delle mani, l’unico modo per comunicare grazie a uno speciale computer. Tuttavia, la Standford University ha ottenuto il permesso di Hawking per un esperimento tecnologico mai visto prima, che ha come obiettivo quello di “entrare” nel cervello del matematico e fisico britannico. Scopriamo il progetto iBrain.
I ricercatori della Standford University (la stessa del discorso di Steve Jobs) hanno sviluppato uno strumento speciale chiamato iBrain che permette di uno strumento che capta le onde cerebrali e le trasmette via computer. Lo scienziato britannico, che soffre di atrofia muscolare progressiva e ha perso l’uso della parola 30 anni fa, attualmente utilizza un computer per comunicare, ma con il passare dei mesi sta perdendo la capacità di usare le dita delle mani. “Stiamo cercando di sviluppare il modo per bypassare il suo corpo“, ha raccontato il professor Philip Low che ha ottenuto il consenso all’esperimento da parte di Hawking e ora metterà a punto iBrain personalizzandolo al fisico e matematico britannico. Che cos’è iBrain?
E’ un sistema che collega direttamente il cervello a un computer, effettuando una scansione dell’attività elettrica e traducendola in risultati apprezzabili come parole oppure come veri e propri comandi. Insomma: potrebbe diventare l’ideale sostituto della speciale tastiera che attualmente Stephen Hawking utilizza per comunicare, ma che purtroppo non sembra potrà continuare a sfruttare a lungo. Hawking si sta già allenando a associare determinati impulsi nervosi e dunque pensieri a movimenti delle labbra e delle mani. In buona sostanza si tratta di una “traduzione” o meglio di una “conversione”: a tale pensiero corrisponde parola o lettera o azione. “E’ un esperimento che potrebbe consentire per la prima volta di entrare nel cervello umano”, continua il professor Low.
E’ solo l’ennesimo di tanti progetti riguardanti il pensiero come mezzo di comando del futuro, vi abbiamo parlato già di diversi altri esperimenti come quello riguardante la domotica per i malati di SLA oppure della speciale sedia a rotelle controllata dagli impulsi cerebrali. Hawking farà da cavia a un progetto che potrebbe aprire a nuovi orizzonti medici, proprio grazie alla tecnologia dato che potrebbe trovare applicazione in diversi ambiti che spaziano dai disturbi del sonno all’autismo. Riusciranno i ricercatori di Stanford a offrire un’alternativa in primo luogo a Hawking e in seguito a tutti gli altri malati? Lo sapremo nei prossimi mesi.