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Google Endangered Lenguages salva le lingue morenti [VIDEO]

Google Endangered Languages Project è uno dei progetti cultural-tecnologici più interessanti degli ultimi anni perché si propone di salvare e archiviare le lingue destinate all’estinzione. Così come alcuni animali, anche molte lingue e dialetti sono sull’orlo della scomparsa dato che la globalizzazione spinge sempre più persone ad accentrarsi verso i grandi centri abitati e di conseguenza anche a abbandonare i linguaggi meno conosciuti e più regionali per optare verso le lingue nazionali o direttamente quelle internazionali. E quale miglior modo per salvare e archiviare le lingue “morenti” se non quella della realizzazione di video in cui si filmano i “vecchi” colloquiare?

Capiterà anche a voi, in qualsiasi parte d’Italia o del mondo viviate: tranne in casi non così diffusi, si tende ad abbandonare il dialetto e a parlare nella lingua nazionale. Esistono regioni d’Italia, ad esempio, dove il dialetto è ancora largamente diffuso, ma le giovani generazioni spesso lo capiscono e non lo sanno parlare. A lungo andare, anche grazie all’immigrazione e dunque all’importanza di un solo linguaggio per tutti in un determinato stato, questi dialetti potrebbero essere destinati all’estinzione.
 
Ma Google vuole evitare che fra qualche decina d’anni tutto questo patrimonio vada perso per sempre e così ha promosso Endangered Languages Project che raccoglie una grande entità di materiale multimediale audio-video con qualche chicca come manoscritti del 18esimo secolo fino a un numero importante di filmati in cui vengono semplicemente riprese persone mentre parlano. Si stima che questo progetto possa servire a tramandare e salvare 3000 lingue ormai prossime alla scomparsa.
 
E’ stato stimato che il 50 per cento dei linguaggi attualmente presenti nel mondo saranno completamente scomparsi nel 2011. Non è un dato che si può trascurare perché comporta la perdita di informazioni scientifiche e culturali alla stregua di una specie animale. Ed è proprio con l’obiettivo di creare una sorta di “riserva protetta” che Google ha promosso e creato questo spazio che si dedica a studenti, organizzazioni e ovviamente utenti singoli.

Diego Barbera

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