L’idea di miniaturizzare un robot per farlo letteralmente nuotare all’interno del corpo umano così da ricavare dati più precisi e puntuali non è certo nuova, né nella letteratura medica né nella cinematografia hollywoodiana. Tuttavia forse siamo arrivati al punto di svolta con un progetto congiunto anglo-americano. E’ stato infatti realizzato un mini robot in grado di navigare all’interno del sistema circolatorio umano alla ricerca di elementi per le diagnosi, con campioni, foto e video in tempo reale. Uno strumento in più per comprendere le cause di malesseri e malattie e agire tempestivamente… alla dottor House.
I ricercatori della britannica Engineering and Physical Sciences Research Council e quelli dell’americana The United States’ National Science Foundation hanno preso come modello la lampreda di mare. E’ un pesce molto particolare, dal corpo estremamente affusolato e tubiforme, appartenente alla classe degli Agnati, predatore parassita di altri pesci. E’ insomma un ectoparassita, che succhia il sangue di altri pesci agganciandosi grazie alla spaventosa bocca.
E’ una sorta di ventosa che permette alla lampreda di mare di afferrare la parte del corpo di un altro pesce. Una serie di denti appuntiti bucano la pelle e il pesce succhia il sangue. I ricercatori anglo-americani, non vogliono certo prendere spunto dal sistema di nutrizione del pesce, quanto dalla forma – la lampreda è infatti affusolatissima, punta sulla lunghezza e sulla flessibilità del corpo – e al fiuto. Questo animale può infatti captare subito dove e come muoversi per nutrirsi.
Il mini-robot supporterà diversi sensori di origine biologica, per l’analisi del sangue. Più precisamente saranno utilizzati sensori per luce e odore presi da cellule di mammiferi, per andare a comprendere meglio e a “sincronizzarsi” con l’organismo che l’automa sta analizzando. I sensori elettronici permetteranno di guidare il piccolo dispositivo. Quanto sarà grande? Circa un centimetro di lunghezza.
“La lampreda è la creatura vivente più abile nell’analizzare cosa sta avvenendo nell’ambiente, raccogliendo dati chimici e analizzandoli“, spiega il chimico Daniel Frankel della Newcastle University, che ha dato il nome di Cyberplasm al progetto. Quando si potrà vedere realizzato? “Credo nel giro di cinque anni potrà essere utilizzato negli ospedali“. Nell’attesa, le alternative non mancano, come ad esempio Aiwaba, la microcamera non invasiva per esami medici più confortevoli.
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