Google apre finalmente alla ricerca semantica ossia alla capacità di comprendere ciò che l’utente chiede e veramente vuole sapere. L’evoluzione dei motori di ricerca non può che transitare in questo senso, verso un’interazione più intelligente tra utente e strumento online. Un tentativo che non vede certo Mountain View tra i primi a provarci, ma che – proprio per questo motivo – potrebbe garantire un successo migliore rispetto agli esperimenti precedenti, come Wolfram Alpha. Ma come funziona la ricerca semantica attraverso Google?
La ricerca semantica garantisce che il motore di ricerca comprenda il senso e dunque l’obiettivo di una domanda. Attualmente siamo in una sorta di terra di mezzo in cui Google e co. comprendono e riescono a interpretare una minima parte di ciò che l’utente scrive, nel caso correggendo e auto-completando la richiesta. Ma tra qualche anno non ci si dovrà più scervellare per porre la domanda nella giusta forma oppure per esprimere una richiesta senza troppe informazioni a corredo.
Attraverso Google e in generale il web abbiamo potenzialmente accesso a tutte le risposte possibili. Il problema è andare a scovare la giusta risposta in un oceano profondissimo di variabili. Wolfram Alpha è stato uno dei primi esperimenti di search engine intelligente che poteva letteralmente interfacciarsi con l’utente e comprendere domande anche complesse e, nel caso, aggirare eventuali mancanze nelle informazioni fornite dagli utenti. Software come Siri di iPhone 4S ragionano nello stesso modo, addirittura rispondendo con un sintetizzatore vocale e restituendo le info chieste (sempre a voce) dal cliente.
Se fino a un pugno di anni fa era necessario ancora ricorrere a operatori booleani come ad esempio “and” “or” “not” per risultati più precisi, oggi c’è più comfort con l’autocompletamento automatico con risultati in tempo reale, Instant (che però ha subito qualche critica). Dietro al progetto di rinnovamento di Google troviamo Amit Singhal che da tempo sta cercando di portare il livello semantico allo standard per Google.
Grazie a elaborati algoritmi, buona parte riservati, il motore di ricerca prenderà la richiesta/domanda dell’utente e ne estrapolerà il senso e le possibili interpretazioni. Potrà insomma andare a cercare in miliardi di pagine contemporaneamente con ben presente quale sia l’ambito ristretto dove muoversi. E così se si scriverà “Quale abbigliamento sarebbe più adatto per un viaggio a Calcutta fra due settimane” il motore di ricerca capirà che deve comprendere in che periodo dell’anno si è, ricercare informazioni su clima e infine, magari, indicare blog di viaggi o pagine per l’acquisto di abbigliamento specifico. Fantascienza? Presto sarà il presente. Finalmente Google sta allentando la tensione intorno al conflitto “sociale” per battere Facebook concentrandosi sulla sua vera natura, quella del re dei motori di ricerca.