Quando un hard disk alza bandiera bianca sono dolori: perdere dati sul computer è un’esperienza drammatica e dolorosa perché si può dire addio a foto di una vita o documenti fondamentali per il lavoro. Kroll Ontrack, società tra le leader nel settore del data recovery ossia del recupero dati, ha stilato un’imperdibile classifica che racconta le cattive abitudini che stanno dietro alla maggior parte dei danni che mettono ko gli HDD. E non è una sorpresa scoprire che la responsabilità maggiore è proprio quella degli utenti che commettono disastri termonucleari a causa dell’inesperienza e del fai da te non supportato da un’adeguata conoscenza tecnica… Ecco la top five dei modi più singolari per perdere dati sul PC.
Perdere dati importanti sul computer è un’impresa alla portata di tutti, è infinitamente più semplice che proteggere documenti, foto, password e qualsiasi altra informazione sensibile. La principale causa, o meglio dire il motivo che sta dietro alla maggioranza delle segnalazioni arriva dall’inesperienza. E in misura uguale anche dall’arroganza e dalla supponenza di poter risolvere tutto da sé, senza conoscenze e senza la minima attenzione in ciò che si sta facendo.
Sarà capitato tante volte anche a voi: il computer va in palla, qualcosa non funziona e si va a tentativi, si prova ad aprire questo menu, si aggiorna quel driver, addirittura si arriva ad aprire fisicamente il mini-tower per mettere mano ai componenti. Ebbene, se applicato al mondo degli hard disk, questo modo di pensare può generare mostri e disastri spesso irreparabili. La società specializzata Kroll Ontrack racconta i cinque peggiori casi di danni causati dal “fai da te” hitech, scoperti – loro malgrado – dai tecnici della società, che hanno dovuto riparare hard disk manomessi maldestramente.
1) Le testine scomparse: può sembrare incredibile, ma a volte il fai da te, soprattutto con hardware così complessi e ricchi di componenti anche minuscoli, capita che mettendo mano si possa dimenticare qualcosa per strada. Comprese le testine che, una volta tolte, possono essere clamorosamente dimenticate sul banco e poi gettate via.
2) Impronte digitali sospette: può sembrare cosa di poco conto, ma aprire un hard disk e mettere letteralmente mano o meglio dire dito sul disco può essere fatale. Le impronte digitali impresse possono danneggiare il fragile componente.
3) Il festival delle briciole: il riparatore di PC della domenica, spesso si mangia panini o merendine durante l’operazione di smontaggio e rimontaggio. Col risultato di versare migliaia di briciole più o meno grandi all’interno dei dispositivi. Inutile specificare che per l’elettronica questi intrusi sono come cianuro per un umano. I tecnici di Kroll Ontrack e i colleghi delle altre società specializzate agiscono in “camere bianche professionali” sterili e pulite quasi quanto una sala per un intervento chirurgico.
4) Graffi a go go: se le impronte digitali sono un danno ancora leggero e riparabile, i graffi possono segnare la definitiva morte di un hard disk. Unghie, cacciaviti e piccoli urti con oggetti non meglio identificati possono togliere ogni speranza al recupero dei dati.
5) Un corpo martoriato: i tecnici di Kroll Ontrack spesso si sentono come medici legali che devono ricomporre un corpo dilaniato dall’azione di uno psicopatico killer. E’ capitato di ricevere hard disk fatto in pezzi, smontato e lasciato com’era. O peggio ancora con pezzi di altri HDD, con risultati grotteschi.
Una classifica simpatica e divertente all’apparenza, ma drammatica e angosciante nel profondo: evitate il fai da te se non siete esperti, sempre meglio pagare per una riparazione professionale che dover dire addio ai propri dati e dover ricomprare un nuovo HDD.
Recentemente Kroll Ontrack si era mossa in prima linea per il recupero di dati dagli hard disk delle persone colpite dalle alluvioni e nubifragi in Liguria e Piemonte.
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