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Rupert Murdoch scatenato su Twitter contro Obama e Google

Rupert Murdoch deve avere diverso tempo libero perché da quando ha aperto il proprio account ufficiale e verificato su Twitter non ha ancora smesso di pubblicare a raffica tweet su qualsiasi argomento lo riguarda da vicino. Dire che è autoreferenziale è un eufemismo, tra spot di film Fox e riferimenti a inchieste giornalistiche delle proprie testate. Nei momenti morti della auto-promozione, si scaglia contro tutti i suoi nemici storici e dunque contro il web andando a definire Google un covo di pirati e prendendosela anche con Barack Obama per via della posizione anti-SOPA (vedi giù) considerata troppo favorevole alla pirateria online.

Rupert Murdoch non è certo un uomo senza contraddizioni, si dice che cambiare idea sia una mossa intelligente quando motivata e in effetti si potrebbe quasi passare questo adagio anche per il magnate australiano che fino a pochi mesi fa considerava Twitter come uno strumento del demonio e che invece ora lo usa per lanciare cinguettii di fiamme e fuoco verso tutti. Tutti? Proprio tutti, dall’amministrazione del presidente americano Barack Obama fino a Google, che viene associato ai pirati informatici.
 
Barack Obama e lo staff presidenziale sono al centro della prima critica che riguarda una posizione fin troppo morbida nei confronti della lotta alla pirateria online, secondo Murdoch. La legge Stop Online Piracy Act (SOPA) non particolarmente amata dal cyber-presidente va a cozzare contro quelle che dovrebbero essere le sue priorità, secondo Murdoch, e dunque causa la distruzione di posti di lavoro americani. Un attacco affilato, per altro arrivato da un australiano.
 
Il problema di fondo della pirateria, per Murdoch, sta però nei colossi del web sia per quanto riguarda i social network come Facebook e Twitter sia per i motori di ricerca. Sono proprio loro – e Google sarebbe la punta di diamante di questa squadra del “terrore” per il copyright – la causa prima, i veri fomentatori della pirateria online, che sarebbero da regolamentare.
 
Google non ha fatto attendere molto una risposta ufficiale e ha scomodato il portavoce per ricordare di aver speso circa 60 milioni di dollari per rimuovere oltre 5 milioni di pagine Internet che violavano il copyright. E’ l’eterna lotta tra contenuto e contenitore, con il secondo che non può che agire a posteriori sul primo e non preventivamente o a tappeto. Ma questo Murdoch non vuole capirlo e in più patisce vecchi rancori con Mountain View.

Diego Barbera

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