Megavideo e il servizio gemello Megaupload sono stati chiusi, diventando così le primissime vittima del SOPA, ancora in fase di approvazione negli Stati Uniti. I celebri siti archivio di film e musica online sono stati presi di mira e chiusi dall’ FBI, che in collaborazione con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, ha ottenuto anche l’arresto del fondatore Kim Schmitz e di altre tre persone, con pene molto pesanti.
Era un po’ il segreto di Pulcinella il fatto che su Megavideo e su Megaupload fossero presenti file protetti da copyright, tanto che Megavideo era oramai conosciuto principalmente per la possibilità di vedere film e telefilm appena usciti nelle sale cinematografiche o in onda in tv direttamente in streaming sul proprio pc.
La notizia della chiusura di questi servizi ha tuttavia avuto una grossa eco tra i suoi fan, ma si trattava di una “cronaca di una morte annunciata“. Tuttavia il fatto che ciò avvenga giusto 24 ore dopo la protesta di numerosi servizi su internet contro il SOPA fa riflettere sul clima che si andrà a prospettare. Il SOPA è infatti la legge antipirateria che in questo momento è in discussione al Congresso e potrebbe minare la libertà di espressione su Internet, come spiegato dalle voci autorevoli di Wikipedia, Google, Facebook, Mozilla e tantissime altre compagnie che sono state parti attive dello sciopero.
L’FBI ha arrestato in Nuova Zelanda, su richiesta delle autorità statunitensi, il fondatore Kim Schmitz insieme ad altre tre persone, mentre altre due sono ricercate: avrebbero causato un danno di 500 milioni di dollari in mancati profitti ai legittimi detentori del copyright. In particolar modo, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha dichiarato che Megaupload ha “riprodotto e distribuito illegalmente su larga scala copie illegali di materiale protetto da copyright, tra cui film, anche prima dell’arrivo in sala, musica, programmi televisivi, libri elettronici e software”. I capi d’accusa sono associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, al riciclaggio e alla violazione del diritto d’autore, per una pena di oltre 50 anni di prigione a testa.
Poco prima della sua chiusura, Megaupload dichiarava in un comunicato che le accuse di violazione del copyright fossero ridicole perché “la stragrande maggioranza del traffico generato dal sito è legale”.
Aggiornamento ore 1.19: il collettivo Anonymous ha effettuato attacchi DDoS ai più importanti enti governativi degli Stati Uniti, scatenando una vera e propria rappresaglia dopo la chiusura di Megavideo e Megaupload da parte dell’FBI. I siti che sono stati colpiti sono justice.gov, universalmusic.com, RIAA.org e MPAA.org, ma la lista potrebbe aumentare. Ogni attacco viene preannunciato, pochi minuti prima, su Twitter.
Aggiornamento ore 1.46: L’attacco di Anonymous continua e le nuove vittime sono la Warner Music Group e proprio l’FBI! Ogni azione viene preannunciata su Twitter e al momento l’hashtag ufficiale è #OpMegaupload. Ecco tutti i tweet:
Le smart tv possiedono una videocamera dalla quale spiano le vostre attività? Cosa c'è di…
L'evoluzione tecnologia ha portato i cittadini a una vivere una serie di condizioni praticamente obbligatorie.…
Rischi continui per gli utenti del web. Troppe dinamiche possono guastare la stessa armonia, e…
Arriva la nuova frontiera della truffa: degli hacker hanno sviluppato un modo per rubare anche…
La scienza ha stabilito dopo anni la verità sulla correlazione tra smartphone e tumori: ecco…
C'è una funzione di Whatsapp che non tutti conoscono e che invece rappresenta una comodità…