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I robot hitech per il lavoro duro in Antartide e Sahara

I lavori più duri al mondo sono quelli confinati nelle zone del globo più ardue o per il troppo freddo oppure per il caldo più fiaccante. Stiamo parlando rispettivamente dell’Antartide e del deserto del Sahara. Ma proprio là dove l’uomo può soccombere alla natura – ammesso e non concesso che abbia senso e diritto di doverci comunque essere – sono in corso due progetti già in costruzione che concedono ai robot la massima libertà d’azione grazie a sofisticati sistemi di controllo da remoto e tecnologie per il lavoro in completa autonomia. Diamo un’occhiata a queste novità.

Iniziamo proprio dal Sahara per cui il Fraunhofer Institute for Manufacturing, Engineering and Automation di Stoccarda in Germania sta progettando una distesa di 5900 chilometri quadrati di pannelli per ricavare energia dal Sole. Sono impiegati IPAnema da 100 tonnellate, non hanno nulla a che vedere con abbigliamento, ma sono i già noti dispositivi Industrial Parallel Kinematics con 600 metri di cavo di polietilene per unire quattro torri che sospendono il sistema e lo muovono con relativa velocità per la disposizione dei riflettori. Sarà moderna centrale solare, operativa nel 2015. I dispositivi robotizzati elevano e piazzano alluminio e acciaio così come i riflettori solari da 12 metri da piazzare in un’area da 2500 metri quadrati tra le torri. L’elevatore è in grado di reggere fino a 5 tonnellate di peso.
 

 
Attraversare il Polo Sud è un’impresa che due secoli fa causò morti e dispersi, ora ci pensano mezzi robotizzati come quelli che questo inverno sono stati impiegati dalla National Science Foundation e da Raytheon Polar Services per coprire i circa 1600 chilometri dalla McMurdo Station, centro nevralgico dell’Antartide fino alla Amundsen-Scott South Pole Station. Oltre cento anni fa, Roald Amundsen utilizzò slitte e cani, ora si sfruttano Caterpillar motorizzati che viaggiano tutto il giorno a una velocità compresa tra 8 e 20 km/h per un tempo di percorrenza di una settimana contro i due mesi di Amundsen. Ogni mezzo contiene 10 serbatoi da 11300 litri di carburante, consumandone circa due per andata e ritorno. I computer interni controllano i consumi e adattano la velocità migliore per un consumo efficiente, il più basso possibile. La doppia fotocamera riconosce qualsiasi oggetto, persona o animale evitando collisioni. Il radar ARS-300 è lo stesso utilizzato anche da Google.
 

 
Dai deserti e Antartide al mare: Michael Malisoff e i suoi allievi della Lousiana State University hanno realizzato uno speciale robot che può essere utilizzato al posto degli umani per l’esplorazione di fondali e zone marine pericolose. Come ad esempio quelle del Golfo del Messico colpite dal disastro ambientale della piattaforma petrolifera, l’anno scorso. Possono essere comandati a distanza per ricavare tutte le informazioni necessarie. Grazie a una grande quantità di sensori. Per maggiori informazioni, ecco il sito ufficiale.

Diego Barbera

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