La guerra dei pupazzi di Steve Jobs termina con una vittoria prevedibile quanto schiacciante di Apple: la società cinese In Icon ha ovviamente sospeso qualsiasi piano di commercializzazione delle action figures del compianto CEO di Cupertino, per evitare lunghe e logoranti battaglie legali. In realtà siamo convinti che le bamboline del co-fondatore di Apple non siano mai entrate nemmeno in produzione. Le immagini comparse online sono pezzi unici, d’altra parte quale migliore pubblicità di questa “esca” alla quale Cupertino ha abboccato senza darci poi particolarmente peso?
Non è la prima volta che Apple blocca sul nascere qualsiasi memorabilia e gadget dedicato a Steve Jobs. Come nel precedente caso, Cupertino fa valere una sorta di copyright sull’immagine e sulla figura del proprio fondatore. A maggior ragione ora che siamo entrati nel delicato periodo post-Jobs, non c’erano dubbi sul blocco della produzione di questi giocattoli non autorizzati.
In realtà Apple difficilmente potrebbe presentare prove inconfutabili sul “possesso” dell’immagine e dunque dello sfruttamento dell’effige un personaggio pubblico, seppur si tratti di Steve Jobs. Era questa la motivazione che ha spinto il numero uno di In Icon a mettere su questo teatrino che si è dissolto con la stessa velocità con la quale era apparso su Internet.
Le action figures erano state addirittura messe all’asta su eBay in pre-ordinazione a un prezzo nemmeno poi così basso e si era scatenato un piccolo entusiasmo intorno alla vicenda. Poi Apple e la famiglia di Jobs hanno inviato lettere dai propri legali e la In Icon ha deciso di tornare sui propri passi abbandonando i piani di commercializzazione del prodotto.
Tutti gli utenti che avevano versato la “caparra” saranno rimborsati. Tutto sommato una spesa che potrebbe dimostrarsi fruttifera per In Icon che ha fatto conoscere il proprio nome in giro per il mondo e che ora potrebbe tirare fuori dal cappello altre novità interessanti.