Si è fatto tanto parlare di Apple Store a Milano nella centralissima e suggestiva Galleria Vittorio Emanuele a due passi dal Duomo e invece i locali liberati dal fast food McDonald’s saranno destinati a Prada. E dire che il progetto presentato dagli architetti di Cupertino era piaciuto moltissimo alle autorità milanesi. Tuttavia, alla fine ha prevalso il concetto più importante: il canone di locazione. Apple aveva offerto troppo poco, solo l’1% rispetto a quanto era pagato da McDonald’s mentre Prada è stata più generosa e lungimirante con un abbondante +150%. Un’offerta che non si poteva rifiutare e così ciao Apple Store.
Era uno dei punti vendita su cui Apple Italia puntava di più, visto che si diceva che lo stesso Steve Jobs fosse tra i promotori di un negozio ufficiale nel centro nevralgico della città meneghina. L’architetto che l’avrebbe dovuto realizzare era lo stesso che aveva creato il celeberrimo Apple Store di Manhattan a New York, con il suo cubo di vetro caratteristico.
E infatti anche il progetto destinato alla Galleria Vittorio Emanuele era piaciuto molto alla commissione del Comune di Milano, che l’aveva trovato migliore del progetto concorrente di Prada. Tuttavia ogni buon proposito è sfumato davanti all’offerta economica, che poi come sempre è quella più importante.
E quella di Apple era troppo “avara”, con un rilancio di solo l’1% rispetto al canone di locazione precedente. Non c’è stata competizione con Prada che ha piazzato sul tavolo un sontuoso rilancio di 150%. Chi se lo sarebbe mai aspettato da Cupertino, che sul prezzo dei propri prodotti ha sempre fatto intendere la filosofia secondo la quale la qualità vale un investimento importante.
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