I quattro hacker filippini colpevoli di aver fatto breccia dei sistemi di sicurezza di AT&T andando a violare account dell’operatore americano sarebbero collegati a cellule terroristiche arabe. La notizia giunge dalle autorità filippine che hanno fermato i quattro pirati informatici in collaborazione con l’FBI. Secondo le prime indiscrezioni, sarebbero stati ingaggiati dai terroristi per forzare le sicurezze dei sistemi AT&T ricavandone informazioni sensibili. Tuttavia il carrier rassicura sull’integrità della propria struttura. Dove sta la verità?
Di sicuro quattro pirati informatici sono stati arrestati mercoledì scorso a Manila nelle Filippine con l’accusa di aver compiuto scorribande online finanziate da un gruppo terroristico di stanza in Arabia Saudita. E’ lo stesso che sarebbe stato dietro il terribile attacco a Mumbai in India nel 2008, costato la vita a 164 persone, 308 erano rimaste ferite.
Grazie all’intervento della sezione Criminal Investigation Detection Group (CIDG) filippina in collaborazione con l’FBI, “L’attacco informatico ha causato almeno 2 milioni di perdite all’operatore telefonico AT&T“. Sono state colpite le linee telefoniche di PBX (private branch exchange) delle società di telecomunicazioni.
Queste somme prelevate sono state poi trasferite in conti bancari dei terroristi. Si fanno anche alcuni nomi dei responsabili: i quattro hacker sarebbero stati al soldo del pakistano Muhammad Zamir a sua volta associato a Jemaah Islamiah, un gruppo vicino a Al Qaeda. AT&T, dal canto suo, respinge ogni violazione, ne sapremo di più in queste settimane.