Wikipedia in lingua italiana si trova in uno stato di cristallizzazione, un’autosospensione per protestare contro il DDL Intercettazioni. La decisione è stata intrapresa nella tarda serata di ieri e oggi la domanda “Wikipedia chiude?” è la più discussa online. Ma compiamo un passo indietro e cerchiamo di estrapolare i motivi e le cause di questo sciopero, un segnale forte di cui tutto il mondo sta parlando. Ha risposto alle nostre domande Luca Martinelli, utente di Wikipedia dal 15 gennaio 2006 e amministratore dal 27 gennaio 2007.
Prima di tutto una precisazione del nostro amico Luca: “Preciso subito che gli amministratori sono utenti che hanno solo qualche potere tecnico in più, ma che non hanno nessuna responsabilità di controllo sui contenuti. I contenuti sono gestiti direttamente dalla comunità in sé, composta dagli utenti iscritti… e non iscritti“.
Visitando una qualsiasi pagina di Wikipedia in lingua italiana, si apre il comunicato che annuncia la sospensione in segno di protesta contro il cosiddetto DDL Intercettazioni, perché è stata presa questa decisione?
“La decisione è stata presa dopo una relativamente breve, ma molto fitta e partecipata discussione interna alla comunità. Non è la prima volta che Wikipedia rischia di doversi piegare a regole assurde (penso al tentativo del DDL Levi-Prodi che intendeva imporre un direttore responsabile a tutti i siti informatici, ivi compresi noi), quindi non è una protesta che ha un colore “politico”. Il nostro obbiettivo, come comunità di Wikipedia in lingua italiana, è di informare e sensibilizzare i nostri lettori sulla possibilità di non avere più a disposizione una enciclopedia liberamente consultabile e modificabile, che riporta voci scritte con un punto di vista neutrale e con fonti verificabili, a causa di una norma che equipara i doveri di un sito informatico non giornalistico a quelli di una testata giornalistica online”.
Che rischio ci sarebbe se il DDL diventasse legge, per Wikipedia?
“I problemi per Wikipedia sono essenzialmente tre. Il primo è di natura tecnica: non possiamo bloccare solo la porzione di testo che la legge vuole modificare, dunque saremmo costretti (in caso di pubblicazione della rettifica) a bloccare completamente l’intera pagina, con le ovvie ripercussioni sulla possibilità per chiunque di modificare, ed eventualmente correggere, informazioni errate, inesatte o non aggiornate. Il secondo problema è di natura logistica: dal momento che Wikipedia non ha una redazione centrale, né direttori responsabili, né altro, chi dovrebbe farsi carico delle rettifiche? Gli utenti stessi? Chi riceve la comunicazione? Oppure la Wikimedia Foundation, con sede a San Francisco, proprietaria dei server che ospitano Wikipedia e i progetti fratelli? Nessuno di noi lo sa. Ancora: come facciamo a capire se la mail che ci viene mandata è vera o è uno scherzo? Il terzo problema riguarda proprio i nostri principi: la norma in fase di approvazione non prevede nessun giudice terzo che possa valutare nel merito la fondatezza della richiesta, lasciando al richiedente totale libertà nell’esercitare tale “diritto”. In pratica, siamo alla mercé di qualunque persona che, per qualsivoglia motivo, può chiedere una rettifica – ripeto – al di là della fondatezza della richiesta. Rischiamo di non poter più ospitare informazioni verificabili e neutrali, ma opinioni non modificabili: l’esatto opposto di quello che un qualsiasi internauta cerca su Wikipedia”.
E, più in generale, per il web e tutte le sue ramificazioni compresi i blog?
“Io, come molti altri internauti, ho un blog dove scrivo quel che mi passa per la testa, nei limiti del buon gusto e dei codici. Se passasse il comma 29, lo chiuderei immediatamente, perché non ho voglia, tempo e soprattutto soldi per permettermi di andare in tribunale a spiegare a un giudice perché non ho ottemperato a quanto disposto. È ovvio che mi auto-censurerei per evitare “problemi” con chi si può permettere di pagare stuoli di avvocati”.
Se legge sarà, Wikipedia in lingua italiana chiuderà definitivamente?
La chiusura del progetto dipende dalle decisioni della Wikimedia Foundation. Di sicuro, si assisterebbe a un “suicidio digitale” di massa: larghissima parte della comunità, me in testa, non sarebbe disposta a mettere piede in un’aula di tribunale e rischiare di dover pagare multe salatissime per qualcosa che si fa per pura passione, non guadagnando un solo centesimo da tutto questo e anzi rimettendoci tempo e impegno. Può anche darsi che, di fronte a una tale emorragia di utenti, la WMF possa decidere anche di chiudere un progetto che in dieci anni di vita ha prodotto 835.000 voci sui più disparati argomenti, dalla chimica al calcio, dal musica alla storia, dalla geografia all’arte.
La decisione di Wikipedia in lingua italiana è stata comunicata anche sul blog internazionale di Wikimedia, che eco sta ottenendo all’estero?
“La notizia è ovviamente rimbalzata nelle altre comunità linguistiche di Wikipedia. Serbi, tedeschi, svedesi e spagnoli ci hanno già testimoniato apertamente la loro solidarietà e se ne parla ovviamente anche nelle comunità francofona e anglofona. La notizia inizia poi a filtrare anche sui giornali esteri, come Le Figaro e El Mundo. Ma dove veramente si sta scatenando la rivolta è sui social network: Facebook e Twitter stanno letteralmente esplodendo di messaggi di solidarietà. È qualcosa che non pensavamo potesse accadere con questi numeri e che ci rende pieni di orgoglio, perché vuol dire che il nostro lavoro è quantomeno apprezzato dagli internauti. Speriamo di poter continuare a collaborare gratuitamente”.
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