Reda Cherqaoui alias l’hacker buono di Facebook è un giovane ragazzo marocchino di 22 anni residente a Parigi che ha fatto parlare di sé in tutto il mondo per il suo “attacco” a 80.000 utenze sul portale di Zuckerberg a scopo di studio e di successiva denuncia dei bug di sicurezza. Agendo come un pirata informatico, è penetrato all’interno di un numero spaventoso di profili, tuttavia non ha utilizzato elementi maligni né particolari stratagemmi: si è limitato a fare ingresso dalle piccole brecce già presenti nel sistema. Ha poi raccolto tutti i dati in una sorta di report, che ha condiviso col web.
Un’azione spinta da intenti (anche) benefici per Reda che ha rubato dati di 80.000 dati sensibili su utenti iscritti a Facebook raccolti grazie al sistema di monitoraggio denominato Agatha che non si è appoggiato alle password, ma ha sfruttato le falle di sicurezza del social network.
Dopo aver scoperto “l’ingresso secondario“, Reda ha creato l’interfaccia web per raccogliere dati più ordinatamente e velocemente, con un motore di ricerca performante che, tra le altre cose, visualizza le info (foto, status, link, messaggi, ecc…) in tempo reale durante l’immissione delle prime lettere del nome cercato, come Google Instant.
Ma se Reda non era interessato a rivendere le informazioni o a rubare dati sensibili, perché quest’azione così altruista? Semplice: in tal modo ha messo in mostra la propria abilità e acume e così si è implicitamente proposto per una collaborazione futura. Zuckerberg lo assumerà come ha già fatto con l’hacker di Sony?