Gli attacchi informatici sono democratici e non conoscono nazione e padrone: il Fondo Monetario Internazionale (FMI) è da circa un mese sotto attacco da parte dei cybercriminali che puntano a uno dei pesci grossi più appetitosi della rete. Già, perché sui server del FMI è possibile accedere a un database ricco di dati sensibili (per non dire segreti) su importanti enti, persone fisiche di primo piano fino alle varie nazioni e alle loro posizioni fiscali spesso nascoste e oscure. Un patrimonio di informazioni quasi inestimabile, che ha fatto sudare freddo la società già in ginocchio per via della vicenda Strauss-Kahn.
Come se non bastasse lo scandalo del numero uno del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss Kahn, agli arresti domiciliari a New York per la presunta violenza su una cameriera, ora ci si mettono in mezzo ancora i pirati informatici, sempre più famelici.
I cybercriminali hanno infatti attacco prima Sony e i suoi network mettendo in una brutta posizione la società nipponica, poi hanno fatto una puntatina anche da Nintendo senza particolari danni e ora hanno puntato al Fondo Monetario Internazionale, che per precauzione ha visto interrotto il flusso telematico con la Banca Mondiale.
Questo ovviamente per evitare intrusioni dalla falla, dal lato più debole. Ma come è stato adoperato questo nuovo attacco? Sorprendentemente (o forse no?), il mezzo più efficace e ancora ampiamente utilizzato è quello del caro e vecchio phishing.
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