Lo scontro tra Google e Facebook in merito al “caso PR” si allarga e si arricchisce di nuovi particolari. La figuraccia è emersa la scorsa settimana, con Mark Zuckerberg scoperto a pagare agenzie di pubbliche relazioni affinché convincessero blogger e giornalisti a parlare male del motore di ricerca di Mountain View e servizi. Google non si è ovviamente esposta e non ha rilasciato dichiarazioni, gongolando per l’effetto boomerang che avrebbe presto colpito il sito blu, dal canto suo il social network dei record ha recentemente risposto smentendo categoricamente e, in buona sostanza, arrampicandosi su scivolosissimi specchi.
Ormai la frittata è fatta: Facebook è stata scoperta a “far ciò che tutti fanno ma che nessuno dice” ossia a investire non soltanto sulla propria promozione ma anche sull’infangare i rivali. Come? Con articoli negativi e commenti denigratori commissionati a giornalisti e blogger influenti.
I portavoce di Mark Zuckerberg si sono immediatamente dati da fare affermando che tutte queste voci sono infondate e che sì è vero che hanno ingaggiato un’agenzia di PR ma solo per raccogliere dati in merito al servizio Google Social Circles.
Dal canto suo, l’agenzia PR Burson-Marsteller chiamata in causa ha confermato di esser stata contattata da Facebook e di aver svolto il lavoro commissionato, senza specificare quale. Insomma il classico dico non dico. Forse Facebook farebbe bene a non indugiare oltre su una propria linea difensiva senza speranza.
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