Facebook in ufficio è croce e delizia dei dipendenti di tutt’Italia se non di tutto il mondo: l’ultimo caso arriva dalla provincia di Forlì dove cinque lavoratori sono stati indagati per peculato e abuso d’ufficio. Il motivo è molto semplice: dalle scrivanie del comune di Bertinoro facevano largo uso del social network di Mark Zuckerberg in un modo non strettamente collegato alla propria occupazione. Una situazione che potrebbe aver migliaia di altri casi corrispondenti e che potrebbe dunque creare un precedente pericoloso. E’ solo l’ultimo caso di incontro-scontro tra il lavoro e Facebook.
Ciò che è stato contestato ai cinque dipendenti è proprio ciò che il peculato (art. 314 del Codice Penale) condanna ossia l’appropriazione indebita di denaro oppure di un servizio di altra cosa mobile altrui. E Facebook si fruisce dal computer connesso, in questo caso, dall’ufficio del comune.
Il Comune di Bertinoro ha scoperto e accusato di peculato e di abuso d’ufficio i cinque dipendenti che hanno sfruttato il computer per usi non lavorativi. La risposta della difesa dei dipendenti si appoggia su una tutela della privacy e sull’affinità tra mansione e necessità di connettersi al web (che in Italia è diventata una vera ossessione). I precedenti favorevoli non mancano, come in questo caso.
Questo caso è una goccia nell’oceano, tantissime aziende concedono un tot di minuti per navigare a uso personale, altre invece procedono a soluzioni più drastiche, bloccando l’accesso (ma tutto si può raggirare…). Forse la soluzione più semplice – e per questo tremendamente complicata – è quella del ricorso al buon senso sia dei lavoratori sia dei superiori.
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