Wikileaks ha fatto scuola e online sono già diversi i siti simili alla creatura tanto discussa, messa su da Julien Assange. In pochi mesi il portale delle notizie fuoriuscite ha raccolto milioni e milioni di visitatori e di critiche dai governi mondiali. E’ caduto e si è risollevato più volte, ha visto il suo cervello ricercato in tutti i paesi e poi riconsegnatosi spontaneamente a Londra. Insomma è stato al centro di un gran clamore non solo online e così, come molto spesso accade, parte il clonaggio senza pietà. Alcune volte con esiti poco apprezzabili, altre invece quasi a superare il maestro.
Il primo è stato OpenLeaks che è nato dall’idea di una serie di collaboratori di Assange che si sono allontanati dal padre padrone e hanno fondato un sito “paraculo” che non pubblica direttamente documenti ma ospita testimonianze e informazioni per conto terzi, nascondendo l’identità degli spifferatori. Rospil è prettamente concentrato sulla Russia.
C’è poi lo statunitense Localeaks che nasce da un gruppo di neolaureati e che protegge l’anonimato facendo da sponda per 1400 quotidiani americani attraverso un modulo online. Al-Jazeera ha aperto il servizio simile Transparency Unit 4; stesso dicasi per il New York Post. In generale si evita di esporsi così tanto come Wikileaks e quindi di compremettersi per un eccessivo accentramento del potere.
Nessuna figura autoritaria e scomoda come Assange, ma solo un gruppo ben compatto e ben conscio dei rischi da non correre. Assange è stato nominato uomo dell’anno ufficioso dal Time, il più votato online e ha ricevuto le critiche di Wikipedia che non ha gradito l’uso del prefisso Wiki, poco consono alla vera natura del progetto.