Google Earth è l’arma 2.0 dell’archeologia: visto che esistono zone impossibili da esplorare per via della natura impervia o, come in questo caso, della difficile situazione politica, non c’è niente di meglio che andare di zoom e di scroll con il mouse con il servizio di Mountain View. Un archeologo australiano ha così scoperto un’area desertica che nasconde probabilmente qualcosa come oltre 1000 tombe antiche, rimaste intatte e coperte da vegetazione, sassi e polvere per secoli. Una scoperta archeologica di grande importanza e non è la prima che deve ringraziare le foto satellitari di Google.
Altro che Indiana Jones che rischia la vita per recarsi nei luoghi più pericolosi, al giorno d’oggi basta un computer e una buona connessione a Internet per collegarsi a Google Earth. Chiedetelo a David Kennedy che dalla sua scrivania a Perth, in Australia, ha scoperto circa mille possibili siti di studio.
Con le foto satellitari ad alta definizione di Google Earth (che include anche scatti storici), Kennedy ha così potuto “viaggiare” nell’impenetrabile Arabia Saudita sondando 1240 chilometri quadrati di terreno impervio con 1977 potenziali siti archeologici con oltre 1000 tombe antiche scavate nella pietra.
Kennedy ha poi passato le coordinate a un contatto in Arabia Saudita (non un archeologo, tuttavia) che si è recato sul luogo scattando qualche immagine (vedi su). L’australiano è ottimista: paragonando le foto con alcune provenienti dalla Giordania, è possibile che siano nascoste tombe che possono risalire anche a 9000 anni fa.
Una verifica sul luogo è d’uopo, perché la delusione è dietro l’angolo, ma c’è un precedente confortante: nel 2008 da Melbourne (sempre in Australia) furono scoperti proprio così 463 siti archeologici nel deserto del Registan in Afghanistan.